Altro che spareggi e rischio fallimento. L’Argentina reagisce nell’ultima partita disponibile con rabbia e orgoglio. Si vola direttamente in Russia, dietro a Brasile e Uruguay, e si scaccia la paura. Si va alla fase finale di un mondiale senza il fiato grosso e da testa di serie. La vittoria in rimonta si sintetizza nei colpi geniali di un solo uomo, che capovolge il destino di una nazione. In novanta minuti, nell’ultimo atto dal possibile inferno al paradiso. Nell’altura di Quito l’Ecuador provoca disagio, coglie un vantaggio fulmineo, prova a rovinare i piani di qualificazione, ma poi spunta l’atteso protagonista che si divora la scena come non gli era mai capitato in passato. È una vittoria speciale, pesante, storica. È una vittoria singolare, e alla distanza molto netta.
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Messi sarà lo Zar di Russia
Di Stefano Impallomeni. Messi è stato in grado di battere se stesso, l’altro Messi. Il Messi mogio e malinconico, senza energia e senza garra. E il titolo mondiale non sarà più solo un sogno, se saprà giocare con questa voglia di stupire.
Stavolta Messi trascina l'Argentina

E ora punta al Mondiale
La notte di Quito non vale una Coppa del Mondo, ma può indirizzare un altro destino, un bel destino. Sì, forse ci siamo. Messi, questo Messi, il Messi di Quito, nel prossimo luglio a Mosca potrebbe saldare il debito con il suo popolo. Quel debito contratto a Rio per una finale persa contro la Germania, per delle Coppe America stregate in serie e per centinaia di partite buttate via senza partecipazione emotiva, senza sudore e sacrificio come visti in campo contro l’Ecuador. Sì, potrebbe arrivare la sua speciale prima volta. Messi è in grado di raggiungere Maradona. Può vincere il prossimo mondiale, perché Messi, a Quito, sa conquistare e non vincere come sapeva fare Il Pibe de Oro. Conquista tutti liberandosi di paure vistose, di colpevoli titubanze caratteriali.
"Messi a los 16 años debutando con el Barça B, otro nivel pic.twitter.com/l8KtUct5l0
— Barcelona FC (@FutC_Barcelona) 9 ottobre 2017
Con un Messi così e un’Argentina così rabbiosa, il mondiale non sarà un sogno. Messi è sempre al passo con i tempi. Aggiorna naturalmente le opzioni negli anni e resta sempre esclusivo. In barba al glossario omologato. In barba alle seconde palle, al piede di parte, alle diagonali, al terzo uomo e via dicendo. Messi, per fortuna, ha un solo vocabolario e appartiene già alla letteratura. È nato vecchio, restando giovane nelle soluzioni e in ogni tipo di calcio. Era vecchio già a 16 anni quando praticava un calcio unico, figurarsi adesso. Forte e maturo a 16 anni, fortissimo e ambizioso a 30.
Conquistare la Russia e l'amore del suo popolo

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