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Marsch e…l’inferno a Lipsia: “Non mi sentivo a mio agio lì, non era il posto che faceva per me…”

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I metodi di Marsch sembrano aver rivitalizzato il Leeds e il tecnico a stelle e strisce sembra trovarsi molto meglio a Elland Road che alla Red Bull Arena, come ha candidamente confermato lui stesso...

Redazione Il Posticipo

Jesse Marsch era arrivato a Lipsia con un compito molto complicato, non far rimpiangere Julian Nagelsmann, che aveva portato il club in semifinale di Champions League. E il fatto che il nuovo tecnico si sia portato a Säbener Straße due tasselli importanti come Dayot Upamecano e Marcel Sabitzer non lo ha di certo aiutato nella sua esperienza con il club sassone. I risultati hanno fatto il resto, con l'eliminazione nel girone di Champions League (seppure arrivando terzi dietro a Manchester City e Paris Saint-Germain) e qualche sconfitta di troppo. Risultato, esonero, squadra a Tedesco e lo statunitense senza panchina. Per poco, perchè a puntare su di lui c'è stato il Leeds, orfano di Bielsa.

LIPSIA - I metodi di Marsch sembrano aver rivitalizzato il club e il tecnico a stelle e strisce sembra trovarsi molto meglio a Elland Road che alla Red Bull Arena. A confermarlo è lui stesso, in un'intervista a SkySports in cui ammette candidamente che il Lipsia non faceva per lui. "La cosa più importante che ho imparato a Lipsia è che non era il posto giusto per me. Non mi sentivo a mio agio lì, non mi sentivo inserito nella situazione. E volevo trovare un club in cui provare le sensazioni che provo qui a Leeds". Del resto, anche dover sostituire uno come Bielsa non è semplice. Ma il modo di allenare e di gestire i calciatori di Marsch, in effetti, è più simile a quello del Loco che a quello del mini-Mourinho di Landsberg am Lech.

RANGNICK - Ma per quanto lo statunitense abbia avuto difficoltà a Lipsia, non può non menzionare l'importanza della Red Bull nella sua carriera, nonchè di un collega che ora si ritrova come avversario in Premier. Ralf Rangnick è stato il mentore di Marsch ai New York Red Bulls e lo ha seguito da vicino nell'ottimo percorso al Salisburgo. Insomma, un maestro in piena regola. "Mi ha aiutato a capire come si pensa al calcio in una maniera molto, molto dettagliata. Mi ha permesso di avere in testa una vera e propria esplosione di idee e penso che sia quello che mi ha reso il tecnico che sono oggi". Ma Lipsia no, proprio non andava bene...