"Non voglio lo stipendio, tenetevelo". Una delle frasi probabilmente...meno ascoltate nel mondo del calcio. E a pronunciarla non può che essere qualcuno di molto speciale. No, non Mourinho, che però qualcosa in questa storia c'entra, visto che è lui a sentirsi dire queste parole. Dall'altro lato...della conversazione c'è Zlatan Ibrahimovic. Che sta ancora recuperando dal grave infortunio rimediato nella vittoriosa campagna europea dello United della stagione 2016/17 e che non vuole essere pagato. Perchè? Perchè, parole sue rilasciate alla BBC, "Prima dell'infortunio il Manchester United aveva uno Zlatan. E io non ero ancora pronto per essere quello Zlatan". A modo suo, il concetto dello svedese...ha senso, anche se alla fine lo United continua comunque a pagarlo.
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L’Ibra che non ti aspetti: “Dopo l’infortunio non volevo lo stipendio, non mi sentivo più lo stesso Zlatan”
In un'intervista alla BBC, lo svedese racconta il periodo più duro della sua carriera, quello dopo l'infortunio al ginocchio. Un momento complicato, in cui Ibra ha dubitato, forse per la prima volta, persino di se stesso...
INFERIORE - E, strano a dirsi per un calciatore che da sempre ha vissuto a suo agio sotto i riflettori (fino ad andarseli a cercare anche quando non avrebbe dovuto), ma quello Zlatan, quello post-infortunio, non voleva essere al centro dell'attenzione. Anzi, preferiva rimanere nell'ombra, fino a chiedere a Mourinho di allenarsi da solo. Comprensibile, dato che forse per la prima volta, in una carriera in cui il fisico lo ha sempre supportato alla grande, lo svedese si è sentito...inferiore a qualcuno. A chi? A tutti i suoi compagni, al punto da chiedere a Mourinho, quando il portoghese aveva intenzione di convocarlo, di non farlo. "A volte il mister mi avrebbe convocato, ma io gli dicevo 'No, non sono ancora pronto. Non voglio deludervi".
SEVERO - La frase successiva di Ibrahimovic è quanto di meno...Zlatan ci si possa attendere. E sottolinea quanto l'infortunio, forse per la prima volta, ha fatto pensare allo svedese di non essere abbastanza. E che il suo posto, forse, era meglio lasciarlo a qualcuno che potesse dare qualcosa in più... "Per rispetto della squadra, dei miei compagni e dell'allenatore ho spesso detto 'fate giocare qualcun altro che sicuramente sta meglio di me'. Mi sono alzato e l'ho detto, anche se sono Zlatan". Grazie a questa intervista, dunque, si scopre un nuovo Ibra. Lontano dallo Zlatan che abbiamo imparato a conoscere, meno sbruffone e più riflessivo. E soprattutto onesto e coerente. Del resto, quando ha avuto l'occasione, ha sempre rimproverato i compagni in caso di errori. Ma la stessa severità, lo svedese l'ha rivolta anche contro se stesso.
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