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Le Tissier e Wright bocciano Morata “Non si tira un rigore a testa bassa”

28 Mar 1998:  Matt Le Tissier of Southampton celebrates during the FA Carling Premiership match against Newcastle United at the Dell in Southampton, England. Southampton won 2-1.  Mandatory Credit: Phil Cole /Allsport

Morata impreciso dal dischetto. E due specialisti hanno una teoria precisa...

Redazione Il Posticipo

Morata ha vissuto una notte molto speciale a Wembley. Escluso dall'undici titolare per una precisa scelta tecnica del commissario tecnico Luis Enrique che non voleva concedere punti di riferimento agli azzurri, è entrato in campo per raddrizzare una sfida compromessa. E ha terrorizzato gli italiani. Suo il gol del pareggio e sua una presenza costante quanto temibile negli ultimi sedici metri. La serata poi si è chiusa nel modo peggiore possibile: l'errore dal dischetto che ha spianato la strada della finale all'Italia. Non è stato, fra l'altro, il primo sbaglio nel torneo: anche con la Slovacchia Morata si è lasciato ipnotizzare dal portiere. Le Tissier, uno che di calci di rigore se ne intende, ha analizzato l'esecuzione dello spagnolo dal punto di vista tecnico.

TESTA BASSA - Le Tissier era uno specialista da far invidia persino a Jorginho: nella sua carriera da professionista, come riportato dal Sun, si è presentato sul dischetto un 48 occasioni. E in 47 ha trasformato il calcio di rigore in gol. Un cecchino. L'ex calciatore del Southampton, dal proprio profilo Instagram, ha scattato il fermo immagine dell'errore. "Mentre si prepara per calciare il rigore, Morata tiene la testa bassa. E quindi non riesce a vedere che Donnarumma ha già battezzato il palo alla sua sinistra. Il portiere dell'Italia era già andato da quella parte. Morata non l'ha notato e quindi i suoi sforzi sono stati vani. Se avesse alzato per solo un attimo la testa prima di colpire il pallone avrebbe potuto facilmente notare che il portiere aveva già scelto dove andare".

WRIGHT - Una spiegazione che convince pienamente anche Ian Wright. Il calciatore dell'Arsenal sposa appieno la tesi del suo collega. "Non appena ha preso quel tipo di rincorsa mi è apparso immediatamente in difficoltà. Guardava solo in basso. Avrebbe dovuto tenere conto delle dimensioni di Donnarumma, che è un portiere molto alto e reattivo nell'andare a terra. In questi casi o si aspetta la prima mossa del portiere per spiazzarlo, altrimenti si cerca di calciare il pallone verso l'angolo laterale della rete. E non è affatto facile.  Non doveva tirarlo. Non credo avesse lo stato d'animo necessario e la serenità per calciarlo".