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Le rivelazioni di Robinho: “Venduto al City perché il Chelsea ha fatto arrabbiare il Real. E Capello…”

Prima regola degli affari con il Real Madrid: non fare arrabbiare il Real Madrid. E a spiegare le conseguenze che si rischiano a infastidire la Casa Blanca è stato Robinho.

Redazione Il Posticipo

Prima regola degli affari con il Real Madrid: non fare arrabbiare il Real Madrid. A spiegare le conseguenze che si rischiano a infastidire la Casa Blanca è stato Robinho, che in una lunga intervista a FourFourTwo ha parlato della sua carriera, dei momenti più belli, ma anche di quelli più strani. Come quella volta che il brasiliano era in procinto di passare al Chelsea, salvo poi essere dirottato al Manchester City. Cosa era accaduto? Semplicemente, i Blues avevano fatto qualcosa che non andava giù al club spagnolo e di conseguenza il trasferimento è saltato. Ma cosa avranno mai fatto di male dalle parti di Stamford Bridge?

MAGLIE GALEOTTE - Semplice, hanno cominciato a vendere le maglie del Chelsea con il nome di Robinho prima che l’accordo fosse ufficiale. Una mossa incauta, che ha scatenato l’ira del Real Madrid... “Il mio obiettivo era quello di andare al Chelsea. Lì c’era Scolari, che mi disse che avrei fatto la differenza. Il Chelsea però iniziò a vendere le maglie con il mio nome prima ancora che la trattativa fosse conclusa e al Real la cosa non andó giù. Sono convinto che questa sia la ragione per la quale la trattativa è saltata. Il Real Madrid ne ha fatto una questione di principio, senza contare che in quella stagione il Chelsea giocava la Champions e il City no”.

REAL E CAPELLO - Ma, nonostante la sua carriera non sia stata stellare come ci si immaginava, Robinho non rimpiange di aver lasciato il Santiago Bernabeu. Anche se riconosce che il Real è il club che gli ha spalancato il mondo del calcio europeo. E a Madrid Robinho si è trovato bene con tutti gli allenatori. Anzi, quasi con tutti. Il rapporto con Capello non è mai decollato: “Tutti gli allenatori che ho avuto al Real mi hanno fatto giocare. Ma Capello, per qualche motivo, forse perché ero giovane, mi metteva in panchina. È stata una sua scelta, io non ero certo felice di essere una seconda linea o di giocare fuori ruolo”. Ma Capello è come il Real. Non si sbaglia con Don Fabio...