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Senza parole: la Lazio si butta via

La Lazio butta via partita e semifinale in 240 secondi. Subisce quattro gol (evitabili) e lascia lo scenario Europeo. Peccato.

Redazione Il Posticipo

"Senza parole. Tre gol in quattro minuti e la semifinale di Europa League svanisce, la Lazio si butta via. Ha avuto in mano pallone e cronometro. Poi sono mancati gli uomini e che le forze. Non tanto fisiche, quanto mentali. Dopo aver subìto il pari e sfiorato il raddoppio la squadra si è sciolta come neve al sole. Inzaghi non ha avuto neanche il tempo di intervenire.

"UNA SPIEGAZIONE CHE NON C’È? - Il piano tattico prevedeva, con il Salisburgo ormai un po’ stanco, l’innesto di Felipe Anderson per far saltare il banco. Il brasiliano ha lanciato il contropiede, poi sprecato, che avrebbe chiuso partita e qualificazione. Questione di maturità: la Lazio doveva gestire l’avversario ed essere spietata. E invece si è persa per strada. La stanchezza può influire sino a un certo punto. Non si possono subire tre gol in quattro minuti. Nei gol non c’è alcun predominio fisico da parte degli austriaci, ma solo staticità e letture sbagliate. Ci mette del suo anche Strakosha, non irreprensibile in occasione del secondo gol.

"O FORSE SÌ: POCA ESPERIENZA - Lazio tradita dalla presunzione ma anche dalla scarsa esperienza. Al netto di Leiva, Parolo e Lulic, in pochi hanno esperienza ad alti livelli. Manca qualcosa. Probabilmente l’abitudine a giocarsi traguardi importanti. Al netto della presunzione. Evidentemente non si è ancora pronti. La disamina di Parolo a fine partita è spietata, dura, ma fondamentalmente esatta. Cinque tiri in porta si sono trasformati in quattro gol. La gestione era giusta, lavorando sul cronometro, con folate e abbassando i ritmi. Resta il rammarico per un’occasione che non ricapiterà facilmente. E l'impressione che sia meglio seguire istinto e talento. La Lazio funziona più se si diverte, piuttosto che se si mette a ragione e speculare, pensando di essere migliore degli avversari. Probabilmente lo era, ma ha sbagliato troppo. Imperdonabile a certi livelli. La semifinale era a un passo. Adesso occorre ripartire. Da subito.