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L’Appunto

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di Stefano Impallomeni. Tre indizi fanno una grande prova, ma ancora tempo al tempo. L'Italia è bella, avrebbe potuto vincere ma le manca ancora un pezzo finale importante. I centravanti ci provano, ma senza risultati.

Stefano Impallomeni

Tre indizi fanno una grande prova, ma ancora tempo al tempo. L'Italia è bella, avrebbe potuto vincere ma le manca ancora un pezzo finale importante. Contro l'Inghilterra continua il percorso di crescita. La nazionale lotta con determinazione per uscire fuori dalle secche dei rimpianti, anche se la Nations League non è sinonimo di grande competitività e soprattutto assomiglia seriamente a un peso enorme da mettersi sulle spalle, in coda a una stagione logorante e stressante. Il lavoro di Mancini è da sottolineare proprio in questo senso, perché cambiando nomi gettonati con altri meno noti e spesso sconosciuti ai più trasforma i contenuti tecnici in motivazioni. Nel carosello di esordi e di “Italie” quasi nuove proposte dal CT è difficile trovare chi non abbia mostrato l'entusiasmo di vestire la maglia azzurra. E i risultati si vedono più per questo che per altro. Questa, la indovinata strategia di Mancini che per il momento si accontenta. Poche, le delusioni. Integrazione riuscita laddove già è tortuoso creare intese e alchimie dopo tanto tempo. Nel cambio costante, e apparentemente cervellotico, emerge la scelta semplice che genera continuità e di conseguenza il risultato. Tra i tanti volti proposti finora convince Gatti, ex Frosinone, ora alla Juventus. Fisicità e buona personalità. Ne sentiremo parlare. Poi, abbastanza bene la predisposizione quasi naturale nel giocare per vincere. Per il resto, manca quel pezzo finale che completa, come del resto mancava in passato: la polarizzazione del gol. La questione è ancora spinosa. I centravanti ci provano, ma senza risultati. Scamacca chiude con un tiro alto e poche possibilità di essere messo in condizione di battere a rete. Non si segna ancora. La caccia al tesoro è iniziata da tempo. Portiamo pazienza. Senza esaltare o demonizzare nessuno, ma senza dimenticare che siamo fuori dal mondiale non certo per colpa di Immobile o Belotti. Buona Italia e avanti così in attesa di vedere quella vera che dovrà centrare la qualificazione agli Europei, nel 2023, dove sarà tutta un'altra storia e un altro tempo. La strada è lunga, ma almeno si vede una reazione. Specialmente nelle motivazioni, che non è poco. Perché non era così facile uscire con lucidità dall'umiliazione di Palermo e fare squadra in un lampo tra mille cambi e tanti nomi nuovi.