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L’Appunto

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Di Stefano Impallomeni. A Wembley, dove un anno fa l'Italia piegò l'Inghilterra ai rigori salendo sul tetto d'Europa, senza acuti e senza note di rilievo, arriva una sonora bocciatura.

Stefano Impallomeni

A Wembley, dove l'Italia piegò l'Inghilterra ai rigori salendo sul tetto d'Europa, senza acuti e senza note di rilievo, arriva una sonora bocciatura. Alla resa dei conti è un velo pietoso che sancisce un fine corsa tra miracoli imprevisti e l'attuale impotenza di una squadra tornata piatta. E senza tanta anima. La Finalissima va all'Argentina del Toro Martinez, di Messi, Di Maria e Dybala, che rulla occasioni a raffica specialmente nel secondo tempo dove il solco delle differenze assomiglia a una voragine. Una sconfitta amara che sembra il naturale passaggio di consegne tra la nazionale azzurra ( che era riuscita a centrare una striscia di 37 risultati utili consecutivi prima del tonfo contro la Spagna) e la “Scaloneta”, così ribattezzata in Argentina, per l'ottimo lavoro di Scaloni. Il risultato di Londra è la naturale conseguenza dei momenti opposti. L'Argentina è tutto e l'Italia poco e niente. Argentini, dominanti, superiori.  Il 3-0 è fin troppo stretto per l'albiceleste, ma ineccepibile perché la differenza è nella qualità dei nostri avversari, semplicemente più forti tecnicamente. Quella qualità che, invece, noi abbiamo perso quasi d'incanto, forse nella convinzione di aver trovato una via d'assieme che non esiste più. Non c'è più palleggio, fisicità, velocità. E neanche grande tecnica. È una nazionale mezza e mezza, che ha smarrito l'invidiabile interezza di identità di gioco e la personalità del passato. Si riparte da questo. Basta rendersene conto prima della caccia ai nuovi innesti. Mancini ha ragione: è finito un ciclo, ma resta difficile immaginare come ridare dignità e forza a questa nazionale. Il CT ci ha provato cercando nuovi assetti nella seconda parte mettendo la squadra a 3 in difesa, con Lazzari e Spinazzola a spingere sulle fasce e in attacco la coppia del Sassuolo Raspadori-Scamacca. Esperimento negativo in attesa di aggiornamenti, perché la Nazionale non si riconosce più. E allora che la ricostruzione inizi al più presto. Dal basso, come prima. E da zero. Ci vorrà tanta pazienza. Per questa sfida, poi, condivisibile fino a un certo punto aver rinunciato a gente come Tonali e Pellegrini per dare la precedenza agli eroi dello scorso europeo. Ora la Nations League e un nuovo cammino, soprattutto, con il solito incredibile e antipatico rebus da risolvere, modo di giocare a parte. La sensazione è che chiunque giochi centravanti non riesca ad esprimersi. Prima Belotti e poi Scamacca non solo tirano in porta, ma non la beccano quasi mai. In balia di loro stessi. Perché?