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L’Appunto

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Di Stefano Impallomeni. Al Maradona la Roma ha giocato per vincere, il Napoli ha avuto paura di perdere, o quantomeno di non farcela.

Stefano Impallomeni

La visita al murale di Maradona alla vigilia, poi una Roma autorevole che pareggia sfiorando l'impresa contro il Napoli e alla fine la rivendicazione di avere " il diritto di vincere le partite", dopo un arbitraggio, a suo dire, indigesto che ha frenato il piano per portarsi a casa il bottino pieno. José Mourinho è contento a metà e l'amarezza dell'occasione perduta, o dal suo punto di vista negata, resta appesa e assorbita male. Il solito Mou, insomma. Niente di nuovo, se non questa Roma dominante, che gioca bene, non molla e segna in fondo alle partite sapendosi conquistare ben 14 punti a ridosso dei 90’. Mou è il solito. O meglio, è sempre stato il solito. La Roma, invece, grazie a lui scopre la dolce fatica che potrebbe portare a conseguire successi in futuro, a patto che regga questa intensità mentale. Mou è così. Prendere o lasciare: pacchetto completo inclusi gli special. Chi ce l'ha se lo gode e chi non ce l'ha lo subisce o l'attacca. Roma, in definitiva, solida e ambiziosa. Sabato prossimo Inter avvisata, anche senza Zaniolo che sarà squalificato. E con un Pellegrini in più, autore di una buona prestazione sotto il punto di vista tecnico e delle letture.

Il Napoli sfiora la crisi, anche se vera crisi non è. Gli manca uno scalino, il più importante, verso il sogno. E non è poco, ma tutto. In casa il rendimento è da brividi. Nelle ultime cinque sfide giocate al Maradona una sola vittoria. Negli ultimi 180’ un punto contro Fiorentina e Roma. Clienti scomodi, ma c'è qualcosa che non va. Il secondo tempo è una sorta di vaso di Pandora che libera i difetti attuali. Osimhen è in balia di sé stesso. Troppo poco per essere determinante come nei mesi scorsi. La riconquista della palla è faticosa, se non inesistente, con poche idee in giro per il campo. Il primo dei problemi è che i migliori non stanno bene. La questione poi tocca inevitabilmente anche la testa. La sconfitta contro la Fiorentina ha lasciato paure e dubbi, scorticando la lucidità dell'obiettivo all'improvviso diventato più un peso che una grande opportunità. Spalletti dovrà ritrovare lo smalto dei suoi e i guizzi intensi che ne fanno ancora una delle favorite per lo scudetto. L'errore, ora, sarebbe non crederci più. E, invece, il Napoli dovrà avere l'obbligo di riprendersi. Come? Allontanando braccini pericolosi, tornando a correre e a mordere gli avversari. Al Maradona, in sintesi, è uscita fuori una mezza verità, al di là di situazioni più difficili e profonde da analizzare. La Roma ha giocato per vincere, il Napoli ha avuto paura di perdere, o quantomeno di non farcela. Sarà un campionato al ribasso, ma l'interesse è apprezzabile. È un torneo che cambia in continuazione ad ogni latitudine. Ogni settimana ce n'è una. L'Atalanta, ad esempio, sembra aver abdicato dall'Europa, se non forse da un ciclo. Succede anche questo: chi l'avrebbe sospettato a inizio stagione? E le sorprese potrebbero non finire qui.