La “saudade” è qualcosa di tipico brasiliano, vero. Tuttavia, anche in un mondo particolarmente globalizzato, ci sono comunque alcuni giocatori che alla prima opportunità di tornare in patria accettano di buon grado e salgono su un aereo. È quello che è successo a Emre Can. Nel 2020, dopo 6 anni passati all’estero, l'ex juventino è tornato in patria grazie al Borussia Dortmund. E quando lo ha fatto ha anche deciso di fare luce sul motivo per cui se ne era andato dal Bayern Monaco. Tutta colpa di... Guardiola.

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L’addio di Emre Can al Bayern: “Ho capito che dovevo andarmene dopo aver parlato con Guardiola…”
LA FUGA - Il centrocampista tedesco ha rilasciato qualche tempo fa un’intervista pubblicata sul sito ufficiale del Borussia Dortmund in cui ha spiegato che tutte le squadre che lo hanno avuto sotto contratto sono state utili per la sua crescita calcistica. “Sono molto grato per l'esperienza che ho potuto avere sulle mie stazioni. Sono maturato come calciatore e come persona. Gli anni all'estero sono stati fantastici. In Inghilterra c’è il grande calcio, il contrasto, la palla lunga precisa. A differenza dell'Italia, dove la tattica è in primo piano". Ma perché un giocatore di ottime prospettive ha lasciato la Baviera? L'ex bianconero ha spiegato di avere da sempre simpatia per il Borussia, ma non è per questo che se n'è andato da Monaco e dall'Allianz.
GIOCARE - L’ex centrocampista della Juventus se n’è andato al Bayer Leverkusen nel 2013 per lo stesso motivo per cui molti giovani cambiano casacca: per giocare più possibile. “All'epoca ero estremamente concentrato sulla vittoria. Non avevo paura quando sono arrivato al Bayern Monaco quando avevo 15 anni. Stefan Beckenbauer, che purtroppo ci ha lasciati troppo presto, era il mio allenatore. Quando avevo 16 anni sono stato promosso in Under 19. Ero maturo, forte fisicamente e di talento. Ma al mio secondo anno in prima squadra è arrivato Pep Guardiola. Gli ho chiesto piuttosto chiaramente quali fossero le mie possibilità. È stato molto onesto con me e mi ha detto che non sarebbe stato facile trovare posto in squadra. E ho capito che sarebbe stato importante per il mio sviluppo giocare molto e sedermi in panchina il meno possibile. L'offerta del Bayer Leverkusen era quella giusta". E il resto, come si suol dire...è storia.
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