calcio

La sindrome di Willy il Coyote

C'è chi si impegna all'inverosimile senza ottenere risultati. Chi è bersagliato dalla sfortuna. E chi, pur essendo un grandissimo, ha un obiettivo che continua beffardamente a sfuggirgli. Ecco i Willy il Coyote del calcio.

Francesco Cavallini

Prima o poi, in ogni squadra ne passa uno. Quel calciatore che ha talento, o che almeno pare averne. Ma a cui manca sempre un soldo per fare una lira, che vive sul rischioso limite tra la consacrazione e il fallimento. Spesso (ma come vedrete non sempre) si tratta di ragazzi sfortunati, o semplicemente inadeguati al palcoscenico che calcano. È ingeneroso definirli scarsi, perché non si arriva in una grande squadra per caso. Ma, almeno ad un occhio esterno, può sembrare che accada. E quando c'è molto da dimostrare qualcosa, la sindrome di Willy il Coyote è sempre dietro l'angolo.Come il tragicomico eroe dei Looney Toons, questi calciatori le provano tutte. Cadono, ma non mollano mai, volendo citare il celeberrimo brano di Eugenio Finardi. Gli può cadere il mondo addosso, possono finire sotto un masso, ma loro non si arrendono mai. Ed ecco perchè è impossibile non volergli bene. Da errori di mercato, bidoni da scaricare, delusioni profonde, diventano amici da aiutare, da spingere, da spronare. Perchè la voglia di mostrare al mondo di saper giocare a calcio, di non essere capitati in una big per qualche strana congiunzione astrale, di poter raggiungere gli obiettivi preposti, quella non la perdono mai. I più romantici sognano la vittoria decisiva della propria squadra proprio con una loro rete, o un intervento decisivo. Ma parliamo pur sempre di Willy il Coyote. E quindi il lieto fine non è quasi mai un'opzione. Eccone qualcuno. Ma leggendo queste righe chiunque penserà a un ragazzo che ha indossati i sacri colori della propria squadra. Che ci ha provato, senza riuscirci. Ma per cui tutti hanno tifato fino all'ultimo.

Juan Manuel Iturbe

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