Strana storia quella di Jonathan De Guzman. Sì, proprio quello che nella sua esperienza al Chievo Verona indossava una stranissima maglia numero 1, pur essendo un calciatore di movimento. L’olandese è attualmente all’Eintracht Francoforte, ma ha passato qualche anno in Italia dove è stato portato dal Napoli. Un calciatore eclettico, che poteva giocare in diversi ruoli, ma che con la maglia azzurra non ha mai visto troppo il campo. E di cui, a un certo punto, la società partenopea si voleva liberare a tutti i costi. Come sostiene lo stesso De Guzman in un’intervista al De Volkskrant, fino ad arrivare a un vero e proprio scontro fisico.
DEVI FIRMARE – Nel 2015 si era parlato di una lite furiosa tra il calciatore e il DS partenopeo Giuntoli e l’olandese dice la sua su quanto accaduto. Il giocatore ha un’offerta dal Bournemouth, ma non vuole accettare perchè è alle prese con un infortunio e vuole pensare al recupero. Ma, sostiene De Guzman, qualcosa nei colloquii con la dirigenza del Napoli va storto. “Giuntoli si è davvero arrabbiato. Il suo assistente mi diceva: ‘ascolta, se non firmi si arrabbierà molto, se non firmi sarai morto per il Napoli, non giocherai mai più'”. Fin qui…uno scambio di opinioni franco, come spesso accade quando una società è decisa a tutti i costi a scaricare un calciatore. Ma la questione non finisce lì e una discussione con Giuntoli sale di tono.
SEDIE CHE VOLANO – “Improvvisamente mi ha colpito in faccia e a quel punto sono impazzito. Abbiamo iniziato a litigare furiosamente, volavano sedie. C’era il mio compagno di squadra Zuniga che cercava di separarci. Mi diceva ‘dai, prendi le tue cose e vai a casa’”. E in effetti, dopo quella lite, De Guzman non vede più il campo, se non per sedersi in panchina in un match contro l’Udinese. Poi andrà a Carpi e l’anno successivo a Verona, prima del tanto agognato addio al Napoli. Ora c’è l’Eintracht. E l’olandese dice di essere finalmente di nuovo felice. “Sento che sto giocando il mio miglior calcio, e ne sono molto orgoglioso. Soprattutto dopo tutto quello che mi è successo…”.
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