Paolo Rossi resterà per sempre uno degli incubi sportivi del Brasile. La sua tripletta a una delle nazionali verdeoro più forti di sempre è una ferita ancora aperta da quelle parti. Eppure la maglia indossata da Pablito quel giorno ce l’ha un giocatore avversario. Non una delle tante stelle che erano in campo, ma un difensore rimasto in panchina. Juninho Fonseca racconta a Globoesporte di come, dopo la “Battaglia del Sarria”, si sia ritrovato nella borsa la maglia di Pablito…senza saperlo.
MAGLIA – “Non me l’ha data Rossi personalmente, infatti non sapevo di chi fosse la maglia quando l’ho scambiata. Dopo la fine della partita mi sono ricordato che potevo provare a scambiare la maglia con qualcuno, sono andato negli spogliatoi dell’Italia e ho offerto la mia. Me ne hanno data una arrotolata e io l’ho presa senza guardare. Ho scoperto che era la maglia numero 20 solo molto tempo dopo. E quella maglia è diventata ancora più famosa dopo che Rossi ha continuato a segnare”. Eppure, ci è voluto parecchio affinchè Fonseca si rendesse conto che quella maglia era proprio del giustiziere della sua nazionale. “Non avevo fatto questo ragionamento sul numero, la maglia è rimasta per anni in una delle mie borse. Poi, dopo essermi trasferito a Ribeirão Preto, ho provato a fare un piccolo museo dove è stata esposta per 10, 12 anni”.

PABLITO – Con Rossi, Fonseca ha avuto modo di incontrarsi successivamente, in una delle tante partite di addio dei campioni di quell’epoca. “I rapporti di quella generazione sportiva erano tranquilli, con molta gioia e relax. Rossi è sempre stato molto rispettoso del calcio e dei calciatori brasiliani che giocavano in Italia. È un bel ricordo della persona che era”. Ma perchè quell’Italia ha battuto il Brasile? L’ex difensore una sua idea ce l’ha. E c’è di mezzo Pablito. “Rossi non si è visto molto prima del Mondiale, non era nelle partite internazionali che trasmettevano qui in Brasile. L’Italia è cresciuta proprio contro il Brasile, in quella partita hanno cambiato marcia. Fino a quel momento non aveva avuto una carriera fantastica, non sembrava un attaccante così forte. Ma era un ragazzo al suo secondo Mondiale, all’epoca pochi avevano quell’esperienza. Zoff giocava il suo quarto mondiale. Anche se dicono che è stato un fallimento del Brasile, non si può ignorare l’importanza dell’esperienza dell’Italia”. E il fiuto del gol di Paolo Rossi…
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