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La filosofia Real spiegata da Hierro: “Conta solo vincere. Alcuni campioni non hanno retto la pressione”

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Fernando Hierro, una leggenda: tre Champions League, due Coppe Intercontinentali, cinque campionati, una Copa del Rey, una Supercoppa Europea e quattro Supercoppe di Spagna. Sono stati 14 anni in bianco che lo hanno portato ad essere il quinto...

Redazione Il Posticipo

Fernando Hierro, una leggenda: tre Champions League, due Coppe Intercontinentali, cinque campionati, una Copa del Rey, una Supercoppa Europea e quattro Supercoppe di Spagna. Sono stati 14 anni in bianco che lo hanno portato ad essere il quinto calciatore con il maggior numero di partite nella storia del club, 601, superato solo da Raúl, Casillas, Sanchís e Sergio Ramos. Alla vigilia della settimana decisiva per le sorti in Europa, la "locomotiva" ha parlato di cosa significhi essere un inquilino della Casa Blanca.

STORIA - Il Real Madrid logora. "Si sente il peso della storia, qualcosa che non si può comprare. Il Madrid è il club di maggior successo al mondo e con il miglior atteggiamento del mondo. A volte non ci spiega neanche come vinca, ma è una questione genetica. Al Madrid non vivi di un risultato. Ho avuto ottimi compagni di squadra, giocatori magnifici, che sicuramente non hanno resistito a quella pressione. È che il Real gioca per vincere. Per resistere servono personalità e fiducia nei propri mezzi se no, è impossibile. A Madrid se vinci è impressionante, ma se perdi tutto trema, perché è un club fatto per vincere. Molti giocatori sono passati di qui, ma la grandezza del club ha sempre prevalso".

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AMBIENTE - Ancor più complicato l'ambiente. "I tifosi sono abituati a vincere. Se giochi una partita da nove in pagella, il pubblico te lo chiederà sempre, poi inevitabilmente più invecchi, più riduci le tue prestazioni. Ma il Real Madrid vuole vederti al massimo e allora arriva il momento in cui inizi a giocare di meno e a fare più lavoro di gruppo. E nel frattempo la società cerca un sostituto. È la legge della vita. Quando sono arrivato nel 1989 è successo perché qualcuno doveva andarsene per lasciarmi il posto. Ho preso il posto di Camacho. E quando me ne sono andato, è arrivato Sergio Ramos. Sembra duro, ma è semplicemente la filosofia di un club che ha come unico obiettivo la vittoria. Il Real resta, i calciatori sono ingranaggi da reinventare per vincere ancora".