In circostanze normali, entrare da calciatore juventino in una piazza gremita da quindicimila tifosi della Fiorentina, significherebbe essere un martire in mezzo ai leoni. Normale, se si rappresenta la Vecchia Signora, che a Firenze, sportivamente parlando, forse è odiata più che in tutto il resto d’Italia. Vecchi rancori, scudetti contesi e quella storia di Baggio che dopo trent’anni ancora non va giù. Eppure oggi i bianconeri, di ritorno dalla trionfale trasferta di Wembley, hanno preso solo applausi. Anzi, la delegazione della Juventus che ha preso parte ai funerali di Davide Astori è forse stata quella più apprezzata da parte del pubblico viola tra tutte quelle che hanno deciso di dare l’ultimo saluto al capitano della Fiorentina.
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Quando l’odio sportivo evapora: applausi alla Juventus ai funerali di Astori
La delegazione della Juventus che ha preso parte ai funerali di Davide Astori è forse stata quella più apprezzata da parte del pubblico viola tra tutte quelle che hanno deciso di dare l’ultimo saluto al capitano della Fiorentina.
La Juventus applaudita ai funerali di Astori
A guidarla, e non poteva essere altrimenti, l’altro capitano, quello della Signora e della Nazionale, Gigi Buffon, che sembrava quasi vergognarsi di quella improvvisa manifestazione d’affetto nei suoi confronti in un momento di dolore collettivo. C’era Barzagli, fiorentino anche lui, che più degli altri può capire il dolore della sua gente. E poi Chiellini, che per un anno ha anche vestito la maglia viola. E ancora Marchisio, Rugani, Pjanic (compagno di squadra di Astori alla Roma) e l’AD Marotta. Volti che all’Artemio franchi sono solitamente accolti con fischi, come simboli viventi della rivalità e della potenza, calcistica e non, della Juventus. Ma che nel piazzale di Santa Croce sono solo amici, quasi fratelli di quel trentunenne che ha appena lasciato una compagna e una bambina, ma soprattutto tutto il popolo viola. E allora per un giorno niente odio, solo rispetto, dall’una e dall’altra parte.
Francesco Totti ai funerali di Gabriele Sandri
Un piccolo miracolo in nome di Davide Astori, ma anche e soprattutto una scena che regala, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la consapevolezza che lo sport può dividere, ma sa unire come poche altre cose al mondo. Soprattutto in casi come questo, in cui c’è di mezzo una vita spezzata nel fiore degli anni, contano poco i colori e le rivalità, ci si abbraccia tutti quanti assieme nel ricordo di chi non c’è più. E allora può succedere l’imponderabile. Succede, per esempio, che il capitano della Roma Francesco Totti si presenti (non annunciato ed evitando ogni clamore mediatico) al funerale di Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio tragicamente scomparso nel 2007. E che da quel momento in poi, nonostante gli sfottò e le prese in giro, la percezione del tifoso laziale del grande nemico di sempre sia minimamente cambiata. Non totalmente e non certo sul campo, ma nella considerazione umana e personale certamente sì.
Sunderland e Newcastle unite per il piccolo Bradley
Come del resto ci ha insegnato la triste storia di Bradley Lowery, il bambino inglese divenuto simbolo della lotta contro i tumori infantili grazie alla sua amicizia con il calciatore del Sunderland Jermaine Defoe. Il giorno del suo funerale, migliaia di persone si sono riversate nella cittadina inglese, quasi tutti indossando la maglia dei Black Cats. Eppure qualcuno era arrivato anche dalla vicina Newcastle, acerrima rivale nel calcio e non solo. Ma quel giorno niente risse, niente tensione tra gente vestita di biancorosso e altra con la maglia bianconera. Solo abbracci e più di qualche lacrima. Ed un calore grazie al quale l'odio sportivo per un po' evapora, lasciando solo spazio ai sentimenti più veri. L'ultimo regalo di chi lascia il calcio ed i suoi tifosi prima del tempo.
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