Juventus, cotta e...salvata. Dai calciatori, da Allegri e, soprattutto, dalla mentalità. Questione di DNA. Di una squadra che appare in chiara difficoltà fisica ma riesce sempre a trovare la soluzione o il guizzo giusto per tirarsi fuori dai guai. La Juventus, come dicono spesso i suoi detrattori, non muore mai. Un merito, se osservato dalla prospettiva bianconera.
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Juventus cotta, e…salvata dalla panchina
La Juventus è in evidente crisi fisica ma non finisce...mai. Riesce a portare a casa le partite con grinta, nervi e superiorità tecnica. Anche dalla panchina.
MENTALITÁ – La differenza è nella mentalità. La Juventus trova sempre il modo di restare aggrappata alla partita, anche quando le forze scemano o non vi sono le condizioni ideali per centrare il risultato. La sfida con il Bologna ha lasciato in eredità le stesse, identiche, sensazioni delle ultime settimane. La squadra è stanca, sfinita. Scende in campo gestendo la partita, più che giocandola, ma è il modo peggiore per ritrovarsi nei guai. È successo contro l’Inter, quando ha speculato a lungo sul risultato contando sulla superiorità numerica e ha riacciuffato il match per i capelli. E contro gli emiliani si è ricalcato lo stesso canovaccio.
ALLEGRI – In questo senso, al netto delle voci sulla possibile conferma o meno di Allegri, la mano del tecnico è evidente. I suoi detrattori gli rimproverano che la Juventus ha smesso, di fatto, di correre e vincere da Madrid. Tutti i punti maturati dopo la notte del Bernabeu nascono da altri fattori. Nervi, reazione, superiorità tecnica evidente. Di gioco, neanche l’ombra. Chi invece è dalla parte del tecnico sostiene la tesi opposta. Allegri è stato capace di gestire le poche forze rimaste a disposizione. Ha perso con il Napoli dopo averlo imbavagliato per oltre 91’. La partita che sembrava persa con l’Inter, è figlia di episodi. I tre punti con il Bologna, però, sono tutti suoi. Il cambio in corsa, la scelta di Douglas Costa l’hanno premiato. Obiezione: evidentemente aveva sbagliato formazione. Accolta, ma solo in parte: il buon allenatore è anche quello che riesce a leggere fra le pieghe delle partite e correggere la squadra in corsa. E in questo, Allegri non teme concorrenza.
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