Quando Jorginho voleva smettere: “Ho chiamato mia madre piangendo ma lei mi ha detto di non tornare…”
Quando Jorginho voleva smettere: “Ho chiamato mia madre piangendo ma lei mi ha detto di non tornare…”
La carriera di Jorginho non è stata semplice come ci si potrebbe aspettare. Lo racconta lui stesso spiegando anche di come, quando era appena un ragazzo, l'impatto con l'Italia è stato devastante...
Redazione Il Posticipo
Campione d'Europa e del mondo con il Chelsea, sul tetto d'Europa con la maglia dell'Italia, Jorginho passa dalle sfumature di azzurro al rosso vivo del North London. Il centrocampista è appena passato all'Arsenal ma la carriera di Jorginho non è stata semplice come ci si potrebbe aspettare. Lo racconta lui stesso al DailyMail, spiegando anche di come, quando era appena un ragazzo, l'impatto con l'Italia e con il complicato mondo del calcio è stato davvero devastante. Un'esperienza che ha segnato il centrocampista, facendogli quasi venire voglia di mollare. Poi però è intervenuta sua madre. E per fortuna, l'italo-brasiliano può raccontare questa storia senza troppi rimpianti...
All'arrivo nel Belpaese, il Verona gli trova posto in un monastero in città. "C'era un posto per i monaci e un altro per noi delle giovanili. Eravamo in sei in una stanza, ci siamo stati per un anno e mezzo, e ci pagavano 20 euro a settimana. I monaci ci trattavano benissimo, erano sempre molto rispettosi. Si prendevano cura di noi e il cibo era eccellente. Dovevamo rientrare alle 23, ho bei ricordi di quel periodo". Ma a Verona lo attendeva un incontro importante... “Poi, quando mi hanno chiamato in prima squadra, ho conosciuto un altro giovane brasiliano, Rafael, che faceva il portiere. Mi ha chiesto cosa facessi, da quanto tempo ero lì e gli ho raccontato che vivevo con 20 euro a settimana. E lui mi ha detto che non era giusto che fossi così lontano dalla mia famiglia in quella situazione e con così pochi soldi". Una rivelazione che colpisce parecchio Jorginho, che si sente tradito dal mondo del pallone.
MAMMA
"Per me, col calcio era finita. Ho chiamato mia madre piangendo e dicendo che volevo tornare a casa e volevo smettere di giocare. Le ho detto 'mamma, tu e papà mi avete sempre detto che la vita del calciatore è complicata e che avrei conosciuto gente cattiva di cui non mi posso fidare. Io sono un bravo ragazzo, non voglio vivere in questo mondo'. Volevo solo stare vicino ai miei amici perchè erano anni che ero lontano da casa e sentivo di non potermi fidare di nessuno. Ma lei mi ha detto: 'Non torni a casa e se lo fai trovati un posto dove stare perchè a casa mia non ci entri. Ne hai passate così tante, hai mangiato lo stesso cibo per mesi e sei stato senza acqua calda e adesso vuoi smettere per i soldi? No. Ti stai allenando con la prima squadra e vuoi lasciare tutto? Non te lo permetterò'. Abbiamo parlato per un'ora e io piangevo, ma alla fine mi ha detto di no. Quindi grazie mamma e grazie papà". Anche da parte...della nazionale.