È vero che ha consigliato l'acquisto di Ronaldo al presidente Moratti?
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Djorkaeff: “Io e l’Inter questione di cuore. Iuliano-Ronaldo rigore anche senza Var, quello non era calcio”

Un giorno si è presentato all'allenamento: gli piaceva venire a trovarci la mattina per prendere un caffè, seguiva la seduta, poi pranzava con noi. Era un uomo di campo. Mentre mi stavo scaldando mi ha preso da parte per parlarmi, abbiamo camminato un po' insieme e fatto un giro di campo. Dopo l'allenamento abbiamo chiacchierato ancora: il presidente mi aveva rivelato che poteva prendere Ronaldo, il Barcellona chiedeva tanti soldi. Mi aveva chiesto un parere perché mi considerava il numero uno. Gli ho detto di prenderlo subito. Costava tanto, però era un giocatore in grado di cambiare la società. Ronaldo avrebbe portato l'Inter, tutti i giocatori e l'allenatore su un altro livello. Ronaldo è stato la spinta giusta per tutti noi.
Qual è stata la sua notte più bella con l'Inter? Quella più brutta?
La più bella l'ho vissuta a Parigi. Abbiamo vinto la Coppa UEFA a casa mia, nella mia città. Vincere lì con l'Inter è stato meraviglioso, abbiamo battuto la Lazio 3-0 con tre gol incredibili. La più brutta quando abbiamo perso la stessa coppa l’anno prima in casa ai rigori contro lo Schalke, è stato bruttissimo. Non voglio parlare della partita contro la Juventus in cui abbiamo perso il campionato nel 1998 perché è stata una cosa differente: non è stata colpa nostra, fa male ancora, non è calcio per me.
Se ci fosse stato il Var l'intervento di Iuliano su Ronaldo sarebbe stato sanzionato con il rigore?
Ci sarebbe stato il cartellino rosso! Ma quello era rigore anche senza il Var, è stata una cosa incredibile. L'arbitro era vicino e ha visto, c'era il rigore, ma non l'ha dato. Non è stata una bella immagine per il calcio italiano. Peccato perché c'erano squadre con giocatori molto forti. Purtroppo c'era qualcosa che non funzionava.
Che cosa è stato Gigi Simoni per voi?
Un grande uomo e un grande allenatore. Ricordo quando è arrivato. Un uomo piccolo di fronte a grandi giocatori: ci ha fissato uno per uno, ci ha detto che era onorato di essere il nostro allenatore. In quel momento è scattato qualcosa tra Simoni e la squadra. Abbiamo sempre provato rispetto e ammirazione nei suoi confronti.
Siete rimasti molto legati tra compagni anche se non avete vinto quello scudetto: è vero?
Sì, abbiamo un gruppo Whatsapp. Francesco Moriero ci ha mandato una foto dalle Maldive, adesso fa il Ct della nazionale. L'Inter ha fatto molto bene con Mourinho. Però la mia ha segnato i tifosi nerazzurri nel profondo. La gente ha amato quell'Inter dal '96 al '99, era molto forte. C'erano giocatori con grandissimo carattere.
Quante volte ha rivisto il suo gol in rovesciata contro la Roma nel gennaio 1997?
Tante! Tutti i giorni vedo qualcuno postarlo sui social. Non è stato un gesto facile. Ho segnato tanti gol bellissimi con l'Inter, quella rovesciata però è rimasta e mi ha legato profondamente ai tifosi. È stato un grande gol di un grande giocatore e di un grande interista. Sono contento di aver lasciato questo ricordo. Sono rimasto nella storia del club. Quel gol è un simbolo, il mio regalo ad un popolo che sento vicino.

Perché ha lasciato l'Inter nel 1999?
Perché arrivava Marcello Lippi. Non riuscivo a spiegarmi come un ex Juventus potesse arrivare in casa dell'Inter. Non era uno dei nostri. Quella scelta non mi è piaciuta. Avevamo avuto problemi con la Juve. Vedere Lippi firmare con l'Inter era molto strano. Non mi è piaciuto nemmeno l'arrivo di Antonio Conte, poi ho detto che ha fatto un buon lavoro. All'inizio però era strano vederlo seduto in panchina.
Passando all'attualità, Youri che cosa fa oggi?
Dopo il ritiro nel 2006 ho vissuto a New York per 15 anni. Quindi sono tornato in Europa: ho lavorato nella televisione inglese, poi nell'organizzazione del campionato francese. Un giorno Gianni Infantino mi ha proposto la leadership di una fondazione nella Fifa. Ho accettato: sono il direttore, da due anni vivo a Zurigo. Gestisco la fondazione numero uno nello sport. Aiutiamo 150 Ong nel mondo, facciamo grandi programmi con i governi e con le federazioni. Recentemente sono stato in India e a Dubai, andrò in Cile.
Qual è l'obiettivo della fondazione?
Pensiamo a come utilizzare il calcio nelle comunità in difficoltà per educare le persone e dare un po' di gioia. Vorremmo intervenire in Iraq e in Afghanistan, ma è difficile. Vogliamo portare qualche beneficio ai giovani che vivono dove c'è poco. A volte gioco pure io: l'ho fatto in India con tutti i bambini. Abbiamo lanciato il programma "Football for school". Aiutiamo scuole grandi e piccole. Portiamo quello che serve per fare sport. Gioco ancora all'Internazionale in un certo senso. Serve una mente aperta per fare questo.
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