Come è stato ripartire dopo il 5 maggio con l'Inter?
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Cristiano Zanetti: “Inter? Senza gli infortuni di Ronaldo e Vieri non ci sarebbe stato il 5 maggio. Nel 2006 ho scelto la Juve anche in Serie B. Ho smesso di allenare perché…”

È stata dura, Lazio-Inter era stata una partita strana. Comunque noi non abbiamo perso lo Scudetto il 5 maggio. Quella Lazio era fortissima. C'erano Nesta, Nedved, Crespo, Stankovic, Veron: insomma era una signora squadra. Abbiamo perso punti nelle giornate precedenti, ad esempio in casa contro l'Atalanta. È stato destino, non possiamo farci niente. C'è rammarico perché ha fatto gol Simeone, un ex Inter che oggi i tifosi nerazzurri acclamano eppure quel gol di testa l'ha fatto lui. Non è stata colpa di nessuno. Abbiamo dato il massimo in quel campionato, abbiamo giocato per tutto l'anno senza due fenomeni come Ronaldo e Vieri: per certi era quasi incredibile essere davanti alla Juve e alla Roma a maggio. Ventola e Kallon hanno fatto miracoli nonostante fossero giovani nel 2002. Quando Ronaldo e Vieri sono rientrati ci hanno dato una grossa mano: se fossero stati disponibili fin dall'inizio, quel campionato sarebbe finito prima di cominciare.
All'inizio del 2006 lei ha scelto di andare alla Juve poi è scoppiata Calciopoli: come è stato scendere in Serie B?
Ho firmato a gennaio e ad aprile è scoppiato tutto, ma non ho avuto nessun problema a portare avanti la scelta che avevo preso. Ci siamo ritrovati in B e mi sono rimboccato le maniche. C'erano tanti giovani e qualche vecchietto, abbiamo vinto il campionato e siamo tornati in A. Non ho nessun rimpianto per essere andato alla Juve. L'Inter non aveva intenzione di rinnovarmi il contratto, mi ero guardato intorno: avevo due-tre opzioni tra le mani, la scelta migliore per me in quel momento era la Juve. Quando avevo firmato c'era il problema di trovare spazio in mezzo al campo: giocavano Vieira ed Emerson. Capello mi voleva, poi è successo quello che è successo. Penso di essermi comportato bene alla Juve. Ho avuto qualche infortunio e il fatto di dover rientrare sempre prima possibile mi ha penalizzato. Oggi le rose sono ampie, prima erano più ridotte. Il calendario era fitto tra impegni di club e con la Nazionale. Fare la Champions è stata una fortuna, ma implicava saltare qualche gara in più quando ero infortunato.
Lei ha giocato con fenomeni come Ronaldo, Del Piero e Totti: che cosa ricorda?
Ricordo tre fenomeni dentro e fuori dal terreno di gioco, tre persone eccezionali. Un vero campione è bravo in campo e fuori. Se ottieni bei risultati è perché dai sempre il 100% e dedichi la tua vita al calcio. Ronaldo aveva doti naturali pazzesche, Del Piero era molto intelligente come Totti: un ragazzo che sa che cosa sono i sentimenti, uno che metteva l'amore per la Roma davanti a tutto. Pure Pirlo era eccezionale. Ho giocato con mille campioni. Quando ottieni risultati in campo è perché fuori sei una persona vera.

Lei ha scelto di fare il calciatore fin da piccolo? Proviene da una famiglia di sportivi?
No, non c'erano sportivi nella mia famiglia. Ho iniziato a giocare a calcio come fanno tanti ragazzi e piano piano, ringraziando il cielo, ho avuto la fortuna di essere al posto giusto al momento giusto. Tanti altri magari non sono riusciti a diventare calciatori, io invece ho avuto questa fortuna.
Che cosa fa oggi nella sua vita?
Ho messo da parte il progetto di allenare con un certo dispiacere. Dopo aver smesso, non ho fatto niente in particolare: sono stato con la mia famiglia, ho un bimbo di cinque anni e una moglie stupenda, dopo tanti anni mi sto godendo la routine della casa. Il periodo è un po' così per tutti. Mi piacerebbe restare nel mondo del calcio, magari aprendo una scuola o diventando direttore sportivo o procuratore, anche se ora non vedo più quell'ambiente come prima. Sognavo di allenare in Serie A, fare la Champions e poi andare in Nazionale. Non volevo restare tutta la vita in B e in C. Purtroppo questa crescita non c'è stata.
Come è stato allenare nel settore giovanile?
Mi sono divertito, sono contento che tanti ragazzini siano cresciuti come giocatori: è bello aiutarli a tirare fuori le loro qualità. Per diventare un bravo allenatore non basta studiare sui libri, serve esperienza sul campo. A Massa, dove vivo io, ci sono tanti ragazzi bravi, è una zona in cui si può pescare bene. Purtroppo ci sono migliaia di scuole calcio quindi è difficile imporsi, ma io sono un tipo che quando fa qualcosa lo fa al 110%. Il calcio ti porta via tutto il giorno, fare l'allenatore per me era una malattia. C'erano sedute specifiche per ogni giocatore, poi quelle per tutta la squadra. Ho cercato di fare il massimo per ogni ragazzo e spero di aver lasciato un buon ricordo a ciascuno di loro.
Ha qualche hobby a parte il calcio?
Sono appassionato di auto: ho cominciato fin da piccolo. Oggi però ho un po' paura di guidare, una volta invece andavo più forte e mi piaceva fare qualche giro in pista. Ho paura perché quando diventi padre le cose cambiano, però mi piace avere macchine sportive. È la mia altra grande passione dopo il calcio.
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