A proposito di Cristiano Ronaldo: che ragazzo ha conosciuto allo Sporting nel 2002?
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Aveva 18-19 anni, era un ragazzo semplice, ma già diverso allora per la sua grande ambizione. Si allenava duramente: era sempre il primo ad arrivare al centro sportivo. Oggi non ci sono più ragazzi così. Voleva migliorarsi ogni giorno. Per questo motivo mister László Bölöni lo ha lanciato. Ricordo il suo esordio in amichevole contro l'Inter nell'estate 2002. Ronaldo e Quaresma hanno dovuto reggere per tanto tempo il paragone con Figo. Cristiano voleva arrivare e ce l'ha fatta.
Ha un ricordo particolare legato a Ronaldo?
Eravamo vicini di casa e un paio di volte l'ho portato all'allenamento. È stato bello. Quando lo vedo in televisione realizzo di essere stato fortunato ad averlo conosciuto. So che Ronaldo ha cercato di raggiungere la cima ogni giorno. Sono felice per lui, è un esempio. Ricordo che l'amichevole che ha giocato contro il Manchester United di Sir Alex Ferguson: Ronaldo aveva fatto una partita pazzesca. Lo hanno visto e preso subito.
Un giorno Ronaldo tornerà allo Sporting?
Magari! I tifosi hanno ancora fiducia in Cristiano e gli vogliono bene. Penso che prima o poi tornerà a casa sua. In questo momento però è difficile prevedere come andranno le cose.
Nel 2004 lei ha lasciato il Portogallo per la Germania: com'è andata al Wolfsburg?
All'improvviso non ero più in un Paese latino, però sono rimasto lì per quattro anni. Il club era grande, la gente mi ha trattato benissimo. All'inizio è stato difficile perché non conoscevo il tedesco, ma in squadra c'erano cinque argentini per fortuna. Ho giocato un calcio molto competitivo, uno dei migliori al mondo.
In panchina c'era Felix Magath: che tipo era?
Era un po' "loco" anche lui, un po' "pazzo", però rispetto a Bielsa più cattivo. Magath è un tipo duro. Però ha vinto la Bundesliga con il Wolfsburg: è stato un uomo importante per la squadra e per i suoi tifosi.
Edin Dzeko aveva vent'anni in quel Wolfsburg: era già forte allora?
Mamma mia! Era un grande calciatore. Quando è arrivato al Wolfsburg l'ho visto in azione e ho pensato subito che sarebbe rimasto con noi per poco tempo: era fortissimo. Mi piace. È un grande attaccante.

Nel 2008 lei è tornato in Argentina dopo dieci anni in Europa: è stato bello?
Dopo il Wolfsburg mi ha chiamato il Cholo Simeone: voleva che giocassi per lui al River Plate. L'ho fatto per due stagioni. È un grande club in cui fare bene però è veramente dura. Ci sono tantissime pressioni ogni giorno. Giocare qui è più difficile rispetto all'Europa perché ci sono sempre tantissime aspettative. Gente e dirigenza sono molto esigenti. Bisogna vincere a qualsiasi costo.
Che cosa ha fatto dopo aver smesso?
Non è stato facile smettere. Mi manca tantissimo il calcio. Ne ho approfittato per godermi la famiglia soprattutto nel fine settimana. Nel 2019 un amico mi ha chiesto di andare con lui al Newell's Old Boys: quell'esperienza mi è piaciuta tantissimo. Così ho scelto di fare l'allenatore. Il campo mi ha richiamato.
Le piacerebbe tornare in Italia un giorno?
Ho fatto un giro in Europa nel 2015: sono stato in Portogallo allo Sporting, ho fatto un giro in Spagna. Poi c'è stata la pandemia e non sono più tornato. Voglio tornare in Italia. Ho due figlie, quella minore è nata a Napoli e desidera conoscere la città. La famiglia di mia moglie è italiana. Adoro la vostra cucina: mi piacciono la pasta e la mozzarella di bufala. Mi piace la vostra lingua, stare con voi. Vi penso sempre.
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