L’ultimo mercato, poi Sabatini e l’Inter potrebbero già dirsi addio. Il contratto del direttore sportivo dell’area Suning scade a dicembre e in casa nerazzurra si pensa se sia il caso o meno di rinnovare un accordo che prevede un ingaggio di oltre due milioni a stagione.
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Inter e Sabatini, un addio inaspettato?
L'Inter sta valutando la conferma di Walter Sabatini. Il direttore sportivo ha il contratto in scadenza a dicembre. E potrebbe lasciare, come ha già fatto ai tempi della Roma.
Sabatini, perché sì
Suning, complice il blocco del governo cinese e il Fair Play Finanziario (che scade a giugno 2019) ha le mani abbastanza legate da margini di manovra piuttosto ristretti. In questo senso un uomo di mercato come Walter Sabatini è l’ideale perché è fra i pochi direttori sportivi in grado di generare plusvalenze. Sbaglia anche tanto, è vero, ma in considerazione della mole di operazioni che produce copre anche gli errori. La fotografia di questa stagione è in Dalbert e Skriniar. Due acquisti da venti milioni. Uno, sinora, dimostratosi ancora inadeguato, l’altra, una grandissima operazione. Skriniar, da solo, vale quasi il doppio dei soldi spesi per entrambi. Sabatini, fra l’altro è abilissimo a vendere. Riesce a strappare cessioni a prezzi altissimi in modo da autofinanziare il mercato. E i conti tornano sempre.
Sabatini, perché no
Il modus operandi del direttore sportivo nerazzurro è perfetto per una società che deve autofinanziarsi, ma non è detto sia vincente. Sabatini sembrerebbe più adatto al trading che alla pianificazione di un progetto sportivo ad altissimo livello. La sua carriera racconta, sinora, che sia stato più abile a lavorare con i giovani e a vincere le scommesse piuttosto che a trattare con i top player e a costruire squadre in grado di vincere. Altrettanto innegabile, però, che abbia sempre lavorato in condizioni particolari, in società in cui a ogni uscita doveva corrispondere un’entrata e il “conto” risultare comunque in attivo per permettere ulteriori operazioni. La sensazione è che sia più un uomo di mercato abile nel costruire la borsa, piuttosto che gestirla. E quando si allargheranno i cordoni, e il “trading” non servirà più, si potrebbe scegliere qualcuno di diverso.
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