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Un Joao Mario in forma…mondiale

Joao Mario, grande partita con il Portogallo con movimenti...spallettiani. Roba da chiedersi perchè non lo faccia con l'Inter. Contro il Milan, avrà una maglia. E una grande occasione.

Luigi Pellicone

Un Joao Mario in forma...mondiale. Il Portogallo ha qualche effetto miracoloso sui calciatori delle milanesi. Silva segna quanto CR7, Joao Mario è un altro giocatore. Rapido, reattivo, determinato. Gioca con una personalità che quasi sembra sconosciuta. A tal punto da chiedersi se dal Portogallo restituiscano l'originale.

Movimenti “spallettiani”

Il talento di Joao Mario non si discute: geometria, visione di gioco, tecnica, capacità di saltare l'uomo e inventarsi l'ultimo passaggio. Qualità che riesce ad esprimere perfettamente con la maglia della Nazionale, sia da esterno che da incursore. Nel Portogallo probabilmente si giova del lavoro di Moutinho e Carvalho, una coppia ben assortita, probabilmente più di Borja Valero e Vecino (o Gagliardini). Il brasiliano ha giocato comunque con altro piglio: molto più continuo e partecipe alla manovra, partendo da destra e occupando tutta la trequarti, innescando la prima rete e proponendosi più volte come soluzione in verticale. La prima rete del Portogallo è proprio la fotografia di ciò che gli richiede Luciano Spalletti. Joao attacca la profondità e si butta su un pallone proveniente da sinistra.

Adesso il derby

Sulle ali dell'entusiasmo, complice l'infortunio di Brozovic, e il ritorno a ridosso del derby di Vecino (che scenderà in campo per il primo allenamento a pochi giorni dal derby) la maglia da titolare è praticamente sua. Non una qualsiasi. La numero 10. Scelta e ottenuta. Il portoghese ha una predisposizione quasi naturale ad attaccare il campo in verticale. Ed è per questo che il tecnico toscano lo vede come incursore. Un ruolo che fra l'altro gli calza anche per la capacità di pressare il portatore di palla. Il problema non è nelle gambe, quanto nella...testa. Joao Mario interpreta ancora il ruolo come regista o centrocampista di appoggio, più che di assalto. Un limite che ne condiziona soprattutto l'approccio agonistico e lo impoverisce anche in fase realizzativa. Prova ne è che quando trova spazio e determinazione giusta crea occasioni da gol, o li procura.

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