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Il nervosismo di Valverde per il documentario del Barça: “Non l’ho visto, ma certe cose dovrebbero rimanere tra noi…”

In casa Barcellona non si può mai stare tranquilli, figurarsi prima di un match importante come quello contro l'Atletico Madrid. Ma a fare da padrone non è il ritorno di Griezmann al Wanda Metropolitano, ma...il documentario sui blaugrana. Un...

Redazione Il Posticipo

In casa Barcellona non si può mai stare tranquilli, figurarsi prima di un match importante come quello contro l'Atletico Madrid. Ma a fare da padrone non è il ritorno di Griezmann al Wanda Metropolitano (con tanto di rischio che il Piccolo Diavolo venga accolto a colpi di topi sulla targa commemorativa, come avvenuto già a Courtois), ma...il documentario sui blaugrana. La presentazione di Matchday, con la puntata che ha avuto come protagonisti Piquè e Suarez, ha fatto parecchio rumore. Soprattutto le scene in cui il difensore spiega candidamente che la squadra si è imposta su Valverde per la concessione di una serata di festa a New York.

POLEMICHE - Il tecnico vorrebbe pensare al campo, ma in conferenza stampa si potrebbe quasi esclusivamente parlare del documentario, se Valverde non decidesse che non è argomento di suo interesse. E, come riporta Sport, lo spiega senza mezzi termini. Cominciando da chi gli chiede perchè non era alla presentazione. "Non c'ero, e quindi? Che cos'è, un interrogatorio?". Non proprio un segnale di apprezzamento per tutte le polemiche di questi giorni. "Non ho visto il documentario e non voglio che qualcuno me lo racconti. E per questo me lo vedrò". Di certo, saprà però della scena con Piquè sulla voglia dei giocatori di andarsi a divertire... "È come quando tuo padre ti vieta di uscire per andare a una festa. Che fai, ci vai oppure no?".

BUON SENSO - I suoi giocatori...ci sono andati. E il timore è che altre scene simili possano delegittimare il tecnico agli occhi dei tifosi e degli addetti ai lavori. E infatti Valverde non apprezza molto l'idea di essere costantemente circondato dalle telecamere. "So che l'idea nasce per una risonanza social e per l'esposizione mediatica, affinchè la gente possa vedere la squadra più da vicino. Ma ci sono cose che si possono sapere e altre no, cose che dovrebbero rimanere tra noi. Però questo sta al buon senso di tutti deciderlo. In certe cose le telecamere possono entrare, in altre no". Anche se non sembra decisamente il caso del documentario del Barça...