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Il DS del Lipsia apre ai calciatori: “Se qualcuno ha dubbi o ha paura di allenarsi può prendersi il tempo di cui ha bisogno”

Tra una polemica e l'altra, il calcio tedesco si prepara a ripartire. Non tutti hanno preso bene la decisione, soprattutto alcuni calciatori. E che che succede se qualcuno non se la sente di giocare? A rispondere, almeno per quello che riguarda la...

Redazione Il Posticipo

Tra una polemica e l'altra, il calcio tedesco si prepara a ripartire, nonostante alcuni casi di coronavirus nella Zweite Bundesliga. Non tutti hanno preso bene la decisione, soprattutto alcuni calciatori. Subotic, ex Borussia Dortmund e ora all'Union Berlino, ha detto chiaro e tondo che chi scende in campo non è stato consultato nelle riunioni per stabilire le modalità della ripartenza. E in effetti, un problema non da poco si pone: che succede se qualche calciatore non se la sente di giocare? A rispondere, almeno per quello che riguarda la posizione della sua società, è il direttore sportivo del Lipsia, Markus Krösche.

PAURA - Il club sassone riprenderà il suo campionato in casa contro il Friburgo, ma come ha spiegato Krösche ai microfoni di Sky90, c'è la possibilità che qualcuno dei calciatori di Nagelsmann non si presenti allo stadio. In caso di timori, il Lipsia prenderà in considerazione la possibilità di dare del tempo a chi non vuole correre rischi. "Se un calciatore ha dubbi o addirittura paura, noi dobbiamo rispettarlo. Chi vuole capire meglio questa situazione o non vuole allenarsi, puoi venire a parlare con noi. Il Lipsia è disposto e aperto a dare ai calciatori la possibilità di non allenarsi o di prendersi più tempo prima di tornare in campo". E chissà che qualcuno non sfrutti l'offerta.

RISPETTO - Il DS del Lipsia, comunque, spiega che il ritorno in campo viene gestito dal club con la massima preoccupazione. I calciatori sono stati ampiamente preparati a tornare in campo, anche dal punto di vista delle responsabilità personali. Il benessere di tutti, come sostiene Kröschem dipende dal rispetto di ognuno. "Quando è arrivato il momento dell'allenamento a gruppi, abbiamo parlato con la squadra. Ai ragazzi abbiamo detto che è il nostro lavoro, quello che ci fa andare avanti. E anche che è importante che ognuno si assuma la responsabilità dei suoi comportamenti, soprattutto nel rispetto dei suoi compagni di lavoro". E chi proprio non ce la fa, può bussare alla sua porta...