Pochi come Michael Owen hanno raggiunto vette inimmaginabili in così poco tempo, ma la caduta è stata rapida come la scalata. Il Pallone d'Oro 2001 ha raccontato come gli infortuni gli abbiano totalmente rovinato la carriera...
Il talento a volte non basta, serve fortuna. Michael Owen è stato uno dei calciatori inglesi più promettenti degli ultimi vent'anni, ma anche uno dei più sfortunati. L'ex attaccante cresciuto con la maglia dei Reds è esploso ad Anfield dove ha portato anche il Pallone d'Oro nel 2001. Quattro anni dopo, il Real Madrid del presidente Florentino Perez ha messo le mani sulla stellina inglese, che all'epoca però era già in grossa difficoltà per colpa dei tantissimi infortuni.
SFORTUNA
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Oggi Owen si guarda indietro e prova un pizzico di amarezza per come sono andate le cose nella sua carriera. L'ex attaccante ha raccontato qualche tempo fa il suo calvario al DailyMail, spiegando che quando ad appena ventuno anni gli è stato consegnato il premio di miglior calciatore al mondo sentiva di avere già...dato il meglio. "Non sapevo ancora che gli infortuni mi avrebbero rovinato la carriera, ma già all'epoca ero spaventatissimo di correre alla massima velocità. A diciotto anni segnavo ai mondiali, a 21 ho vinto il Pallone d'Oro. Ma in tutta onestà, ero meglio a 19. Quello è stato il momento in cui ho avuto un infortunio che ha cambiato tutto per sempre. Tutto ritorna ogni volta a quell'episodio". Che succede a Owen? Che si fa male agli adduttori e la sua caratteristica principale, la velocità, diventa il suo incubo: l'inglese non riesce a fare uno scatto senza avere paura, anzi, il sacro terrore di infortunarsi di nuovo.
TORTURA
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Ma si sa, non c'è modo migliore per farsi male che avere paura di farsi male. E quindi la carriera del Wonder Boy è in rapida discesa, nonostante il curriculum dopo il Liverpool dica anche Real Madrid e Manchester United. Un qualcosa che l'ex centravanti non riesce ad accettare. "Mio padre mi dice sempre 'a 28 anni dici che facevi schifo, ma eri ancora ad alti livelli nonostante tutti quegli infortuni, perchè sei così severo con te stesso?'. Ma dentro di me io so quello che potevo essere. E mi fa male sapere che la gente si ricorda di me per quello che ho fatto da metà carriera in poi, sulla schiena avevo scritto 'Owen', ma non ero 'Michael Owen'. Provavo disperatamente a tornare me stesso, avevo la mentalità di uno dei migliori calciatori al mondo, ma il mio corpo mi tradiva. Era una tortura". E visto il valore innegabile dell'inglese, complicato dargli torto...