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Henry non si arrende, mai più da vice: “Non farò il numero due, perchè voglio essere un numero uno”

Sguardo fisso sul futuro, con nessun debbio in testa: Henry vuole continuare ad essere un allenatore, nonostante l'esperienza non proprio positiva all'esordio in panchina con il Monaco.

Redazione Il Posticipo

Terminata la carriera da calciatore, non è sempre facile per un giocatore capire come poter investire il proprio futuro. C'è chi accetta un ruolo come opinionista, chi come commentatore, chi come secondo allenatore per poi provare a guidare una squadra in solitaria; c'è Henry, poi, che ha fatto tutto questo, e non ha dubbi su quale mestiere puntare, nonostante le grandi difficoltà. E lo spiega in una intervista al Telegraph.

ALLENATORE - Il campione francese non ha dubbi: da grande vuole essere un tecnico. Dopo essere stato l'assistente di Martinez alla guida del Belgio, l'ex Arsenal ha accettato l'incarico di guidare il Monaco a stagione in corso, in una situazione critica. Una prima avventura che non ha lasciato il segno, se non in segno negativo, visto l'esonero prima della fine della stagione: "O vinci o perdi, e, come potete immaginare, io ho imparato tantissimo". Lo classe innata del francese, comunque, rimane immutata in campo così come in panchina: "Dopo aver lasciato il Monaco il mio cellulare non ha squillato per quattro mesi, poi all'improvviso cinque chiamate. Alcune non erano ciò che cercavo, altre mi volevano come assistente allenatore. Erano interessanti, ma non potevo lasciare il mio staff dietro di me. Ho delle persone che hanno smesso di lavorare per seguire me, cosa gli avrei detto? Non farò il numero due, perché voglio essere un numero uno". Deciso e risoluto, come quando correva in un campo di calcio.

DIFFERENZE - Impossibile non notare le differenze rispetto a quando, raramente, sbagliava qualche partita da calciatore: "Come allenatore, sei obbligato ad aspettare per un altro lavoro ed è molto difficile; è frustrante perché non c'è un'altra partita per dimostrare te stesso o un'altra chance che arriva in fretta. Come allenatore, se fallisci, ti alzi e devi aspettare per poter combattere".  Il battesimo, con l'esonero, è arrivato: "I miei vecchi allenatori mi hanno detto che adesso sono un tecnico, visto l'esonero". Si spera, però, che sia la prima ed ultima volta.