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Guardiola: “Se vinco sono un visionario, se perdo dicono ‘ma chi crede di essere?’. L’Atletico non si chiude”

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Nella conferenza stampa che precede l'andata dei quarti di finale contro l'Atletico Madrid di Diego Pablo Simeone, il catalano regala riflessioni che vanno anche al di là del campo...

Redazione Il Posticipo

Per Guardiola, neanche a dirlo, gioca a tutto campo. Nella conferenza stampa che precede l'andata dei quarti di finale contro l'Atletico Madrid di Diego Pablo Simeone, il catalano non si sottrae alle domande. E come al solito, regala riflessioni che vanno anche al di là del campo, come si evince dalle sue dichiarazioni riportate da AS.

VISIONARIO - A partire da quelle sulla considerazione che il mondo del pallone ha di lui, che spesso e volentieri dipende da quello che il Manchester City riesce a ottenere. "Io non ho inventato il calcio, quello che facciamo noi lo hanno già fatto altri. Quello che ho fatto io con il Barcellona e che ho provato a fare al Bayern lo facevano già Johan Cruyff e Charlie Reixach quando io ero non ero ancora nessuno. Non mi sono inventato niente, cerco di adattarmi ai calciatori. Mi piace il modo in cui voglio che giochino le mie squadra, sono anche uno spettatore e mi piace vedermi riflesso in loro, ma poi dipende tutto dai risultati. Quando vinco sono un visionario, quando perdo mi dicono 'ma chi si crede di essere questo qui?'. Vedo i miei giocatori, vedo gli avversari, analizzo le cose e dico giochiamo così o colà a seconda di come difendono o di come attaccano, per avere più possibilità di vincere. A volte ci si riesce, altre no".

ATLETICO - E poi c'è Simeone. Uno che in teoria dovrebbe essere l'opposto di Pep. Ma se qualcuno dice al catalano che i Colchoneros sono una squadra che si chiude, il tecnico del City spiega che non è esattamente così. "L'Atletico non si chiude. Puoi costringerlo a chiudersi, ma per principio non lo fa. Anzi, vengono a cercare ogni pallone già all'altezza del tuo portiere, ti seguono e ti raddoppiano. Se poi li superi e esci bene allora sì, si mettono dietro, gli attaccanti scendono assieme ai centrocampisti e ti aspettano, sono velocissimi nelle ripartenze con Lodi e con Llorente, con Joao Felix, Griezmann, De Paul... Non rischiano molto nell'uscita del pallone, ma avanti hanno parecchia qualità. E no, non si chiudono, se possono ti vengono a stringere. E lo facevano già quando giocavano contro il Barça di Luis Enrique. Se fai uscire bene il pallone riesci a colpirli, ma come potresti colpire qualsiasi altra squadra". Come sempre, parola di Pep.