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La crisi del calcio in Grecia: tra ultras violenti, litigi e corruzione

di Valerio Nasetti La crisi del calcio greco non conosce la parola fine. L’ultima dichiarazione del ministro dello sport Stavros Kontonis è stata durissima: «L’inizio della Super League è rinviata almeno fino al 5 settembre...

Redazione Il Posticipo

di Valerio Nasetti

La crisi del calcio greco non conosce la parola fine. L'ultima dichiarazione del ministro dello sport Stavros Kontonis è stata durissima: «L'inizio della Super League è rinviata almeno fino al 5 settembre (sarebbe dovuta iniziare il 20 agosto, n.d.r.). I funzionari di polizia hanno ravvisato seri problemi di sicurezza: la minima scusa potrebbe innescare vasti episodi di violenza». Il braccio destro di Tsipras aveva fermato il campionato nel febbraio 2015 e annullato la finale di Coppa nel maggio scorso. La parola d’ordine del governo è "pulizia". L'immondizia da spazzare però è tanta: si parla della rivalità tra grandi club come Olympiacos, Panathinaikos e Paok, la connivenza tra ultra violenti e club, la corruzione legata anche agli arbitri e la crisi economica. Il clima all’interno del mondo del calcio greco è talmente instabile che basterebbe una piccola scintilla per innescare un grosso incendio che porterebbe ai soliti sgradevoli episodi di violenza tra i tifosi, la principale paura della polizia ellenica che nelle scorse annate non è spesso riuscita ad evitare il peggio.

Uefa e Fifa monitorano la situazione perché le ingerenze del governo sono un’anomalia non tollerata dai regolamenti sportivi, che potrebbe costare l’Europa ai club greci. «Kontonis crede di essere il calcio. Da quando è ministro le sue azioni provano che il suo obiettivo principale è quello di distruggere lo sport greco, strangolare i club dal punto di vista finanziario, annichilire le squadre nazionali e ridurre alla miseria gli atleti», è stata la replica del presidente della federcalcio ellenica, Giorgios Girtzikis.

Inoltre alcune società tra cui il Panathinaikos di Andrea Stramaccioni, minacciano di non scendere in campo finché non verrà risolta la modalità delle designazioni arbitrali. «Dieci anni fa la situazione era pressoché identica — ha raccontato qualche giorno fa Vangelis Moras, difensore del Bari e della Grecia — la colpa è della federazione che non ha mai cercato di risolvere il problema. In Grecia comandano i presidenti delle grandi squadre, che hanno sempre lasciato passare le violenze dei tifosi. Fermarsi ancora è giusto, il ministro fa bene ad andare fino in fondo: prima o poi altrimenti ci scappa il morto».  Due stagioni fa, ad esempio, due club si ritirarono a campionato in corso: il Niki Volos e l'Ofi Creta allenato all'epoca da Gattuso. Inoltre la coppa nazionale fu cancellata per i disordini scoppiati durante una partita tra Paok e Olympiacos nel 2015. Intanto, le trattative tra club e federcalcio sono già cominciate, probabilmente si dovrà arrivare alle solite soluzioni di compromesso per far sì che il campionato possa finalmente ricominciare. Il più presto possibile, si spera. Ad oggi, dopo il rinvio delle prime due giornate, manca ancora una data ufficiale di inizio.