Se segno non esulto. Una delle leggi non scritte del calcio, a cui siamo più o meno abituati. Spesso e volentieri assistiamo a festeggiamenti in tono minore, perchè i grandi ex difficilmente si sentono di celebrare una rete contro quelli che sono stati a lungo i propri tifosi. Basterebbe pensare a Skriniar, che punisce la sua Sampdoria e alza le braccia al cielo. O Cataldi, laziale verace, che quasi chiede scusa all'Olimpico dopo il pareggio del Frosinone. Ma a San Siro abbiamo assistito al classico ribaltamento dei ruoli. Bonucci ha esultato eccome dopo il pareggio contro la "sua" Juventus, beccandosi anche i fischi dello Stadium. E quest'anno sembra quasi la norma per i grandi ex festeggiare il più classico dei...tradimenti.
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Serie A, quest’anno gli ex segnano e…festeggiano
La rete di Bonucci, con relativa esultanza, è solo l'ultima di una serie di marcature di grandi ex, festeggiate in barba a una tradizione ormai assodata.
Bernardeschi e Caceres, la Juventus e i gol dell'ex
Chi di gol dell'ex ferisce, di gol dell'ex rischia di perire. Alla fine la Juventus ha avuto la meglio sul Milan, ma per un'ora ha visto passare davanti a sè il contrappasso della vittoria contro la Fiorentina. A sbloccare il risultato al Franchi è stato infatti Bernardeschi, che dopo la punizione del vantaggio bianconero ha festeggiato assieme ai suoi compagni di squadra, venendo ricoperto di insulti dalla "sua" gente. Lo stesso calciatore ha però voluto spiegare il proprio comportamento. Secondo il numero 33 della Juventus, è dovere di un professionista rispettare i proprio tifosi, pur ringraziando chi fino a qualche tempo prima lo ha adorato. Una posizione condivisa anche da Caceres, che ha anche lui colpito la Juventus con la maglia del Verona, festeggiando la rete come nulla fosse.
Benatia e Berhami, ragioni diverse per esultare
Un'esultanza che ha fatto infuriare la tifoseria della Roma è invece quella di Mehdi Benatia dopo il gol che ha deciso lo scontro tra i giallorossi e la Juventus. Il marocchino si è esibito nel suo classico festeggiamento con mitraglia, attirandosi le ire dei suoi ex supporter. Una piccola vendetta non tanto contro i tifosi, quanto contro la società, con cui Benatia ed il suo entourage si erano lasciati molto male nel 2014. Anche Berhami non ha rispettato l'usanza di non festeggiare quando ha regalato la vittoria all'Udinese contro il "suo" Genoa. Ma c'è da capire lo svizzero, dato che non segnava un gol dall'ormai lontano 2010.
Quelli col dente avvelenato
C'è poi chi ha festeggiato con il dente avvelenato e si è goduto ogni singolo momento dell'esultanza. Come Goran Pandev, grande ex laziale, che ogni volta che ferisce la squadra con cui ha giocato per cinque stagioni non si lascia sfuggire l'occasione di esprimere la sua rabbia verso la dirigenza biancoceleste, con cui ha avuto screzi che si sono conclusi addirittura con una causa, vinta dal macedone. E come dimenticare Osvaldo, che nel 2014 punisce la Roma all'Olimpico e si fa tutto il giro del campo con la tifoseria giallorossa, che fino a quel momento non aveva mai smesso di fischiarlo, totalmente ammutolita. Se segno non esulto? Beh, diciamo che ormai dipende da tanti fattori...
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