Gattuso il parafulmine del Milan. I rossoneri ne hanno assorbito lo sguardo, la grinta, il modo di fare. É oggettivamente, con tutto il rispetto per Montella, un’altra squadra. Più cattiva, feroce, determinata. In una parola: gattusiana.
Parola d’ordine: intensità
La base del Milan è ottima, dal punto di vista del palleggio e degli schemi di gioco. Il 4-3-3 di Gattuso si differenzia da quella del predecessore, in primis, per l’atteggiamento in campo dei calciatori. Le dichiarazioni dei diretti interessati non lasciano spazio ai fraintendimenti. Suso, uno dei migliori contro il Verona, ha elogiato il tecnico per l’intensità negli allenamenti. Risultato: il Milan non è meno tecnico, ma molto più “cattivo”. Ha alzato l’asticella dell’agonismo, mantenendo intatta la qualità. La circolazione di palla è più veloce, le occasioni iniziano a fioccare e i risultati si vedono. Con la nuova guida tecnica, Biglia è già cresciuto, mentre Cutrone e Suso sono tornati ai livelli di inizio stagione.
Il carisma con i tifosi
Gattuso ha un forte ascendente sulla Curva del Milan. Non pretende di cambiare l’atteggiamento dei tifosi, ma è dispiaciuto di quanto accaduto. Il caso Donnarumma è la fotografia di come il tecnico stia gestendo la situazione. Difende a spada tratta il portiere, spiega quanto Gigio sia legato alla maglia e professionale in allenamento. Protegge il ragazzo, lo tutela. Non necessariamente perchè ritiene abbia ragione, ma perchè il numero 99 è un asset fondamentale del patrimonio tecnico della squadra che ha a disposizione. E non si può permettere, in un ruolo così delicato, di avere un calciatore in confusione mentale o poco sereno. Donnarumma non è uno qualunque. In tutti i sensi. È un portiere. Se l’attaccante ha la luna storta, sbaglia e nel peggiore dei casi la partita finisce 0-0. Se l’estremo difensore non è tranquillo, si prende gol. Banale, ma reale. E assolutamente da evitare.
Il nuovo Cutrone
A proposito di gol, gli occhi della tigre di Gattuso si rispecchiano nell’atteggiamento della squadra. Il Milan ha una consapevolezza diversa. Basta osservare il “figlioccio” per eccellenza di Gattuso, Patrick Cutrone. La naturalezza con cui l’attaccante gira alle spalle del portiere il cross di Suso, senza vedere ma sentendo la porta, è un talento innato, non allenabile. La determinazione con cui si va a cercare il pallone, invece, è figlia di un atteggiamento specifico: Cutrone ha fame e cattiveria. Quella che per ora manca a Kalinic e Silva. E la sensazione è che, se il giovanissimo centravanti unirà alle doti naturali una bella dose di “gattusità”, scalerà rapidamente le gerarchie dell’attacco rossonero.
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