Bisognerà attendere il 9 maggio per esprimere un giudizio finale complessivo sulla stagione del Milan. D’altronde la sfida con la Juventus rappresenta uno dei traguardi prefissati dalla nuova proprietà. La Coppa Italia è un trofeo consolatorio ma è pur sempre un trofeo, che negli ultimi anni grazie allo sponsor TIM ha acquisito il fascino che in realtà non ha mai avuto, fatto salvo l’opportunità di sfoggiare la coccarda tricolore sulla maglia nella stagione successiva alla vittoria.
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Craxi: “Gattuso è ciò che resta del Milan”
Con una finale di Coppa Italia da giocare e l'occhio attento della UEFA sulla gestione societaria, l'unico punto fermo del club rossonero resta Gattuso.
IL PRECEDENTE DEL 1973 - Il Milan incontrò e vinse contro la Juventus in una finale di Coppa Italia nel lontano 1973. Quella volta furono i rigori a decidere la sfida dell’Olimpico, William Vecchi parò due rigori ad Anastasi e Bettega, gli assi bianconeri, e per completare la frittata Spinosi, il romano che successivamente giocò a Milano coi rossoneri, lo tirò fuori. Fu una finale di consolazione perché quello era l’anno della “Fatal Verona”. Il Milan aveva dominato in lungo e in largo il campionato ma il doppio impegno fra Campionato e Coppa sfiancò la squadra di Rocco che si trovò a dover giocare, dopo la finale di Coppa delle Coppe vinta con il Leeds United, la domenica a Verona. Dove buscò cinque reti, vedendo così sfumare uno dei primi triplete della storia ma soprattutto la conquista della stella del 10° scudetto, che arrivò soltanto sei anni più tardi.
LA COPPA PER RIPARTIRE - La stagione del Milan certamente andrà analizzata con equilibrio. Il cambio di una quota consistente di titolari, l’avvicendamento sulla panchina di due allenatori sono certamente fattori che pregiudicano la stabilità e la coerenza di un progetto che era partito un po’ troppo ambizioso. Anche l’era Berlusconiana si era aperta con una stagione mediocre, tuttavia salvata dalla vittoria allo spareggio per l’accesso alla Coppa UEFA, che consenti al Milan di ritornare dopo anni in una competizione europea. Può darsi che il prossimo possa essere un anno nel quale la squadra potrà ritornare a rivestire il ruolo che le compete ovvero essere protagonista “in Italia e nel Mondo”.
I CONTI TORNANO? - Se l’esame della Finale di Coppa Italia è certamente importante, sulla carta il livello nettamente superiore della Juventus ed un evidente logorio del team rossonero conduce ad esprimere favoritismo per i bianconeri. Il Milan è in caccia di un titolo preventivo, ma ancor più decisivi saranno i test finanziari sulla consistenza delle garanzie dei proprietari della società. Su questo punto dubitare è assai lecito. È stato un anno in altalena, sempre con il rischio di incorrere nelle multe UEFA per il mancato rispetto delle norme che regolano il Fair Play Finanziario, nonché per una sospetta mancanza di capacità finanziaria. Come si disse tempo addietro, è presumibile che le garanzie del Fondo Elliott, così ben rappresentato nel nostro paese al punto che oggi è in prima fila per l’assalto a TIM, siano sufficienti per tranquillizzare l’UEFA. Ma questo naturalmente a discapito della trasparenza e della chiarezza di gestione nei confronti di qualsiasi tifoso rossonero.
GATTUSO È IL MILAN - Son tornati i tempi grami di Duina, Felice Colombo, Nardi, gestioni opache con uno scarso livello di corrispondenza affettiva fra l’assetto societario e l’insieme dell’universo Milan. Con tutta la buona volontà e anche nel rispetto dell’educazione degli attuali locatari del Milan, è difficile restare insensibili di fronte all’asetticità del rapporto che sussiste fra la proprietà della squadra e l’ambiente milanista, abituato ad altri climi. A colmare questa distanza in questi mesi ci ha pensato la carta Gattuso. Che non solo si è dimostrato un esperto di campo, ma ha sopperito al distacco sentimentale che ormai si era prodotto dalla dipartita di Berlusconi, di Galliani, di Braida, Gandini e di tutti coloro che hanno reso non solo grande ma anche accogliente e friendly la casa milanista. Però Gattuso da solo non può fare tutto. Anche se oggi rappresenta il volto della riscossa, la grinta sul terreno, la lucidità in panchina, il tratto equilibrato fuori dal campo. È ciò che resta del Milan. Ed è molto.
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