
Quando arrivò a Torino calciava solo forte e male. Consigliai a Zlatan di perfezionare la tecnica di tiro ed ogni giorno si fermava dopo l’allenamento con Galbiati a fare tiri in porta. Fa giocate che solo i fuoriclasse sanno fare e che sono impensabili per gli altri.
Il primo a credere nelle potenzialità di Ibrahimovic è Fabio Capello, ma da buon sergente di ferro non si piega di fronte al carattere particolare di Ibra, che, seppur giovanissimo, ha già quintali di personalità da vendere. All’allora tecnico della Juventus importa poco che quel ragazzo così forte, grande e grosso sia suscettibile. Lo fa lavorare sodo come tutti. E raccoglie anche risultati importanti. Sgrezzato, Ibrahimovic diviene uno degli attaccanti più forti al mondo. Il Van Basten del XXI secolo.