Felipe Anderson è tornato a giocare vicino alla porta, lo aveva richiesto espressamente ad Inzaghi a fine campionato ed è stato accontentato. Il tecnico ha dovuto fare di necessità virtù, sapendo di non poter contare su Keita per la prossima stagione e di non avere neppure - a livello numerico e qualitativo - gli esterni per tornare, in caso, al 4-3-3: quindi via con Anderson accanto ad Immobile nel 3-5-2. Il brasiliano ha risposto benissimo, facendo vedere ottime cose contro la Spal e risultando il migliore in campo contro il Leverkusen, partita in cui ha messo a referto un gol e 2 assist, oltre a svariate emicranie provocate ai difensori tedeschi. Imprevedibile e imprendibile, potente e deciso, sembrava il Felipe di inizio 2015. Inzaghi studia e spera: sa che la situazione Keita non si risolverà a breve e sa pure che dal mercato potrebbe arrivare un sostituto non all'altezza. Meglio cautelarsi con Anderson, che l'esterno basso non vuole più farlo e ha una voglia matta di rilanciarsi, o comunque consacrarsi definitivamente.
calcio
La Lazio si aggrappa a Felipe Anderson
Keita al passo d'addio, ancora poca chiarezza su chi ne raccoglierà l'eredità. Intanto Inzaghi prova il brasiliano da seconda punta, FA10 risponde alla grande. Potrebbe essere lui l'uomo chiave della nuova Lazio?
Anderson seconda punta: i numeri sono scoraggianti

Il rebus da risolvere
I numeri servono per analizzare la fattibilità dell'esperimento tentato da Inzaghi, che potrebbe comunque rivelarsi scelta obbligata. Anderson vede poco la porta e dovrebbe sostituire l'amico Keita, che ha chiuso il campionato con un bottino di 16 gol. Numeri a parte, spesso l'ultimo Anderson ha mostrato pochissima cattiveria quando si trattava di offendere in prima persona: come si perdesse negli ultimi 20 metri, come la palla iniziasse a scottargli tra i piedi. E non era tanto una questione di posizione in campo e lucidità. In generale, Anderson è un uomo di fascia, è lì che da il meglio. Il suo posto è nel 4-3-3, ha fatto benissimo pure nel 4-2-3-1. Da seconda punta ha giocato nella semifinale d'andata del derby di Coppa: collante tra il folto centrocampo ed Immobile, a lui erano affidate le ripartenze biancocelesti. Nell'occasione si comportò benissimo, togliendo al bomber napoletano le attenzioni di Rudiger e Manolas e confezionando pure l'assist per il vantaggio firmato Milinkovic. Quella partita aveva però un canovaccio tattico preciso, la Lazio non potrà giocare così per tutta la stagione. Detto questo, l'Anderson visto al primo anno di Pioli era un giocatore straordinario, talmente forte da far pensare di poter giocare ovunque davanti. L'enigma Felipe Anderson è tutto qui: bisogna capire se quanto fatto vedere due anni fa sia da attribuire esclusivamente ad un impressionante momento di forma e convinzione oppure, quanto venuto dopo, sia il risultato di una serie di circostanze sfavorevoli o comunque poco congeniali al ragazzo. Che, di certo, deve crescere dal punto di vista della personalità e della convinzione. Anderson vuole tornare grande. Anzi, diventare grande più che mai. Inzaghi ci sta lavorando molto, ha capito che buona parte delle sue fortune nella prossima stagione passeranno dai piedi e dalla testa del brasiliano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA