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Europei, Zoff: “Possiamo dire la nostra. Il 2000? Evidentemente era destino…”

29 May 2000:  Portrait of Dino Zoff of Italy during the Italian national team squad training held at the National Team Headquarters, in Coverciano, Florence, Italy.  Mandatory Credit: Claudio Villa /Allsport

Zoff allenava la nazionale che nel 2000 ha esordito contro la Turchia. E ritiene che quella di Mancini possa fare strada.

Redazione Il Posticipo

11 giugno del 2000, la nazionale di Dino Zoff affronta la Turchia nel suo esordio agli Europei del 2000 in Belgio e Olanda. Dopo un quinto di secolo, stresso incontro, stessa competizione. Cambia la location e ovviamente, i protagonisti. Questa è la nazionale di Roberto Mancini, che secondo l'ex Commissario Tecnico arrivato a tre minuti dal vincere l'Europeo può togliersi diverse soddisfazioni.

MALEDIZIONE - Gli Europei sono storicamente indigesti alla nazionale. "A volte è solo un caso. Altre dipende dal ricambio generazionale fra un Mondiale e l'altro. Il campionato del Mondo ti permette un maggiore rodaggio, mentre agli Europei non ci sono partite facili. Trovi sempre e solo squadre di alto livello. Ricordo che in quella edizione riuscimmo a interpretare bene la partita sin dall'inizio. Poi la storia è nota. Siamo arrivati in finale grazie a Toldo, e poi non siamo risusciti a portare a casa la vittoria. Evidentemente era destino che finisse così. Tutti ricordano la conclusione di Wiltord, ma quella azione inizia dal rinvio del loro portiere. Brucia ancora".

PROSPETTIVE - Il presente consegna una nazionale che vince e convince, anche se non ha ancora mai affrontato una big. "Credo che la squadra di Mancini abbia conseguito degli ottimi risultati. In tanti sostengono la tesi che questa nazionale, nel suo cammino, abbia incontrato solo dei rivali scarsi o non all'altezza. Vincere tutte queste partite consecutivamente, comunque, non è affatto facile. Quindi credo che gli azzurri abbiano le qualità per giocarsela. Credo che possiamo dire la nostra in questi Europei".

SINGOLI - Inevitabile parlare di portieri. L'Italia è ben coperta. Anche se il ruolo sembra in evoluzione la scuola della penisola non si è fatta trovare impreparata. "Vi sono diversi giovani che sono arrivati ad un buon punto della loro carriera. Forse non sono ancora a livello mondiale, ma si sono aperti la strada per raggiungere standard elevati. Donnarumma e Meret sono due ottimi prospetti. E poi è cambiato il calcio. Una volta arrivare alla conclusione era molto più difficile. Le marcature erano molto più arcigne. Il difensore seguiva l'attaccante ovunque ed era sempre molto concentrato, in primis, a non subire gol. Adesso invece il ruolo pretende anche che partecipino alla manovra ed essendo chiamati a costruire e al fraseggio non riescono ovviamente a mantenere al massimo determinazione e attenzione nelle due fasi".