"Uno degli ultimi atti dell’on. Luca Lotti come Ministro dello Sport è sicuramente la firma del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che ha modificato il Decreto Legislativo del 9 gennaio 2008 n. 9 (meglio conosciuto come Decreto Melandri), e dettato una nuova “disciplina della ripartizione delle risorse derivanti dalla commercializzazione dei diritti audiovisivi relativi al campionato di serie A”. Laddove, in apparenza, il provvedimento modifica solamente l’art. 26 della precedente normativa, andando a leggerne il contenuto, ci si accorge che si tratta di una vera e propria “rivoluzione” per i diritti TV. Molti i punti di novità e oggi ne tratteremo due.
diritto effetto
I nuovi criteri di ripartizione dei proventi dei diritti TV della Serie A
Di Francesco Paolo Traisci. Il decreto firmato dall'ormai ex Ministro dello Sport Lotti rappresenta una vera e propria rivoluzione per la ripartizione dei proventi dei diritti TV della Serie A.
Prima novità, criteri di ripartizione fissati per legge
"La prima novità è rappresentata dal fatto che, mentre la precedente normativa si limitava a determinare la percentuale dei diritti TV minima da distribuire in parti uguali e che il peso attribuito ai risultati sportivi non potesse essere inferiore a quello del bacino di utenza, lasciando così ampio spazio ai litigi fra presidenti, ciascuno dei quali ha sempre cercato di privilegiare i criteri in cui la propria squadra era più forte, oggi i criteri di ripartizione sono fissati in modo inderogabile dalla legge. Il peso specifico attribuito ad ogni componente è predeterminato dalla legge, quindi basta assemblee di Lega infuocate per far prevalere questo o quel criterio.
Criteri ponderati in maniera differente
"Una seconda novità di uguale importanza riguarda la ponderazione dei tre criteri che rimangono, ai sensi dell’art. 2, formalmente gli stessi della precedente disciplina: una quota fissa uguale per tutti; una quota per i risultati sportivi ed una per quello che oggi lo stesso art. 2 chiama il radicamento sociale, ossia il numero dei tifosi. Cambia però in modo sensibile la ponderazione di ciascuno, ossia la percentuale che ciascun criterio rappresenta nel calcolo finale di quanto ogni squadra percepirà dai diritti TV. E come vedremo, proprio questo cambio di valori a rappresentare, insieme alla assenza di margini di negoziato che la norma a sottratto al Consiglio di Lega di Serie A, ha scatenato una vera e propria “rivoluzione”.
"Una modifica del peso di ciascun criterio accompagnata dalla eliminazione di ogni margine di discrezionalità nelle scelte del Consiglio di Lega (e quindi di presunta litigiosità fra Presidenti nella scelta dei criteri di ripartizione).
50% dei diritti TV da dividere in parti uguali
"Laddove la precedente normativa aveva infatti fissato solo una soglia minima da distribuire in parti uguali e che nel restante la quota distribuita in base al criterio dei Risultati non dovesse essere inferiore a quella distribuita in base a quello del Bacino di utenza, tanto che i Presidenti delle squadre avevano scelto di dividere in parti uguali il restante 60%, favorendo così quei due criteri, l’art. 2 prevede per il futuro il 50% come quota da distribuire in parti uguali, 30% per i Risultati sportivi ed il residuo 20% per il radicamento sociale.
"Oggi quindi la metà dei proventi dei diritti TV, così come da tempo avviene all’estero, viene distribuita in parti uguali, senza alcuna distinzione fra le 20 squadre della serie A. Un 10% in più rispetto al passato, recuperato a scapito del vecchio “bacino di utenza”, oggi chiamato “radicamento sociale” e definito nelle sue componenti dagli art. 7 e 8. In definitiva segno della vittoria delle piccole realtà rispetto a quelle che possono vantare un numero maggiore di tifosi sparsi per la penisola.
Criteri sportivi, cambia l'importanza del palmares
"Peraltro, se rimane invariata la ponderazione del terzo criterio, quello dei risultati sportivi, cambia radicalmente la valutazione delle sue componenti: il peso maggiore è attribuito ai risultati del campionato appena concluso (15%, mentre prima era il 5) e molto meno rilevanza, rispetto alla precedente normativa, per il blasone della squadra (solo il 5% anziché il 10), ossia per i risultati ottenuti nei campionati dal dopoguerra ad oggi. Con in mezzo (al 10%, invece del precedente 15%) la valutazione dei risultati degli ultimi 5 campionati nazionali ed internazionali. Anche in questo caso la distribuzione dei proventi privilegerà chi vince, chi ottiene risultati rispetto a chi vive sui propri allori passati e sul proprio blasone, che invece deve essere costantemente rinverdito.
Radicamento sociale, non più dati virtuali, ma rilevazioni certificate
"Per quanto riguarda infine la componente legata al radicamento sociale scompaiono i dati “virtuali”, come quelli relativi al numero di abitanti del comune di riferimento ed ai vari sondaggi più o meno seri, a favore di dati più concreti e indubbiamente legati alla quantificazione del numero dei tifosi, quali quelli relativi alla presenza effettiva allo stadio (quindi biglietti e abbonamenti) ed alle rilevazioni auditel “certificate”. Non più quindi sondaggi e stime sul numero dei tifosi, ma dati precisi matematici incontrovertibili!
"Certo, l’inserimento del dato auditel è apparso a più d’uno come un paracadute per le big, laddove in un primo momento il dato del radicamento sociale avrebbe dovuto essere valutato esclusivamente “in considerazione il numero di spettatori paganti che hanno assistito dal vivo alle gare casalinghe disputate nell’ultimo campionato”. In realtà si è poi trovato lo spazio per questo ulteriore criterio che premia chi, più che sulle presenze nel proprio stadio (e sulla capienza di quest’ultimo, dato che per la gran parte appiattisce tutti i club), può contare su tifosi sparsi per tutta la penisola e affezionati telespettatori.
"In definitiva, e salvo ulteriori approfondimenti, riteniamo poter valutare in modo positivo una legge che prevede una determinazione ben precisa della scala dei valori per i diritti TV, con al primo posto l’uguaglianza fra società, e solo successivamente i risultati conseguiti ed il numero dei tifosi, con una maggiore peso per i primi, i risultati sportivi.
"Una normativa rigida che disciplina autoritativamente una delle attività principali e sicuramente una delle più importanti (se non la più importante delle) ragioni di vita della stessa Lega di Serie A. Basterà per spegnere il clima infuocato delle riunioni di Lega e far ritornare l’armonia all’interno fra i presidenti e, di conseguenza, far riprendere alla Lega di Serie A il suo importante ruolo all’interno del governo del nostro sistema calcistico? O i nostri vulcanici presidenti troveranno altri argomenti su cui litigare?
"Vedremo, noi siamo fiduciosi!
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