Brasile, allegria e malinconia. Il luogo comune associato ai calciatori verdeoro è la perfetta descrizione di una nazione straordinaria, che però fa a pugni con la povertà e il disagio sociale. Ecco perché spesso, nel calcio fa notizia la storia di molti ragazzi che grazie allo sport sono riusciti a riscattarsi. Uno di questi è Michael, rivelazione del Goias. Il quotidiano spagnolo As ne raccoglie alcune dichiarazioni.

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Dalle stalle alle stelle: la storia di Michael, dalla droga ai top team brasiliani
As racconta la bella storia dell'attaccante del Goias, Michael. Il suo passato burrascoso nella droga e il suo presente da giocatore più seguito sul mercato.
PACHANGA - "Non ero nessuno fino a poco fa. Un anno addietro guardavo le partite del Cruzeiro, del Corinthians o del Grêmio e ora... sto giocando contro di loro. Suonavo a cinque o sei feste al giorno per pagarmi il cibo per il giorno dopo". Il ragazzo è nato nello stato di Mato Grosso, nella parte centrale del Brasile. Purtroppo, però, nella povertà si nasconde spesso il disagio sociale, la droga e la criminalità.
I PROBLEMI - "Ho fumato marijuana, sniffato cocaina e cloroformio, ho preso acidi e mi sono legato con il traffico di droga. Mi hanno minacciato di morte 6 volte. Una volta, davanti casa mia un tipo mi ha puntato la pistola alla testa ma non ha avuto il coraggio di sparare". E la vita da atleta lo ha salvato dagli altri ma anche da se stesso: "Arrivai a fumare 2 pacchetti di sigarette al giorno, quando bevevo ne fumavo 3". Ora, però, le cosa vanno bene e le grandi squadre brasiliane se lo litigano. La cosa strana è che a differenza dei grandi talenti brasiliani degli ultimi anni, lui arriva al grande calcio a 23 anni senza essere stato "opzionato" dalle grandi europee già da adolescente. Ma non se ne fa un problema. "Il calcio per me non è un lavoro. Mi diverto. Ho molto da imparare come professionista, evolvo ogni giorno". Guardando avanti e non a un passato da dimenticare.
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