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Cutrone a Crotone: uno scioglilingua di mercato…

Cutrone all'esame di Crotone: scioglilingua di mercato e snodo per il futuro di un ragazzo che ha già stupito tutti. Montella lo vorrebbe trattenere. Lo ritiene un centravanti di scorta. Beh, mai come stasera sarà la prova del...nove.

Redazione Il Posticipo

Scioglilingua di mercato. Cutrone all'esame di Crotone. Intreccio quanto mai curioso, allo “Scida”. Il bambino prodigio rossonero si gioca una larga parte del suo futuro: potrebbe giocare titolare o subentrare a partita in corso. E paradossalmente, sfidare la sua prossima squadra. Non è un mistero che i calabresi abbiano messo gli occhi addosso a questo giovanissimo talento che è di fronte a un bivio. Dopo l'estate, inizia...la scuola.

Primi esami di maturità

Montella stravede per lui. Si rivede nei movimenti di un ragazzo che sa muoversi come pochi dentro l'area di rigore e ha una percentuale di realizzazione altissima. Cutrone non tocca molti palloni, ma quelli che gli capitano fra i piedi li trasforma in gol, assist o conclusioni pericolose. E senza palla compie sempre i movimenti giusti per farsi trovare smarcato o creare spazi per i compagni. Pochi fronzoli, tantissima sostanza. Anche troppa, in relazione alla giovanissima età. Ha la stima incondizionata di Montella. Se questa sera Patrick confermerà tutte le sue doti, difficilmente il Milan si priverà di lui e lo lascerà anche come terza o quarta punta, alle spalle di Borini Kalinic e Andrè Silva.

Ma non è meglio andare a giocare?

L'unico dubbio, peraltro legittimo, riguarda l'impiego con continuità del ragazzo: Cutrone ha senza dubbio le stimmate del predestinato. Resta da capire cosa sia opportuno. Meglio che accumuli minuti ed esperienza in un club che gli garantisca minutaggio? Oppure restare a Milanello sotto gli occhi di Montella? Crescere giocando, o carpire i segreti del mestiere dal suo allenatore, un cattedratico del gol? In realtà, per quanto visto sinora, Cutrone non ha molto da apprendere da Silva. Anzi, per certi versi è il portoghese in debito. Non ha né la cattiveria né la “sana” sfacciataggine del giovanissimo collega. A certi livelli, è anche la “fame” è un fattore discriminante.

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