Due giorni fa il 44enne portiere Essam El Hadary trascinava l’Egitto di Hectòr Cùper in finale di Coppa d’Africa, parando due rigori ai burkinabè Bertrand Traorè e Koffi dopo l’1-1 maturato nei 120′ di gioco. Agli egiziani la finale mancava da 5 anni, il tecnico argentino ne aspettava una da 15. Cùper e le finali, una storia triste, quasi tragicomica. Con l’argentino per finali bisogna intendere pure gli ultimi match di una stagione, decisivi per deciderne le sorti. All’inizio del nuovo millennio l’hombre verticàl era considerato uno dei migliori allenatori del panorama europeo, capace di trasformare buone formazioni in grandi squadre e portarle a competere con le più forti, arrivare in fondo ma sempre ad un passo dal traguardo. Uno strano accanimento del destino rivelatosi molto presto, dalla prima esperienza in Argentina con l’Huracàn, e che lo ha accompagnato fino al maledetto 5 maggio interista. Da lì quel suo sguardo serio s’è fatto più triste, crepuscolare, e se l’è portato appresso in avventure poco esaltanti tra Spagna, Italia – breve parentesi col Parma -, Grecia e Turchia. Dopo anni in sordina quel destino beffardo sembra finalmente sorridere al tecnico di Chabàs, portato in finale da un portiere 44enne che in Gabon c’era andato per fare il terzo. Se sara l’ennesimo, atroce, scherzo o una tregua lo sapremo solo domenica. Intanto ripercorriamo lo sventurato rapporto tra Cùper e le finali.
Il presagio Huracàn
Come detto, la malasorte s’è accanita subito al tecnico argentino. Cùper inizia ad allenare lì doveva finito di giocare, all’Huracàn. La squadra di Parque Patricios non è tra le più accreditate del campionato argentino ma sotto la sua guida rende al di sopra di ogni più rosea aspettativa. Al primo anno – 1994 – i suoi rimangono in testa per quasi tutto il torneo di Clausura ma all’ultima giornata cadono sul campo dell’Independiente, che si laurea campione. All’Huracàn bastava un pareggio. Nel 1995 Cùper si accasa al Lanùs e qui vince il primo titolo in carriera, la Coppa Conmebol del ’96. IN SPAGNA Arrivano offerte dall’Europa, nel ’97 Cùper accetta quella del Maiorca neopromosso in Liga. Gli isolani sono la vera sorpresa della stagione e chiudono quinti, arrivando pure in finale di Coppa del Re, dove si arrendono solo ai rigori al Barcellona di Romario e Rivaldo. Quel Barcellona vincerà pure la Liga, quindi il Maiorca conquista la finale di Supercoppa di Spagna e l’accesso in Coppa delle Coppe. Nella prima i maiorchini si prendono la rivincita sui catalani conquistando il primo titolo della storia. In Coppa delle Coppe un cammino formidabile fino alla finale, dove vengono sconfitti per 2-1 dalla Lazio di Eriksson con le reti di Vieri e Nedved. In campionato, comunque, arriva un incredibile terzo posto e Cùper vince il premio di miglior allenatore dell’anno in Spagna. Nell’estate del ’99 passa quindi al Valencia. Il Valencia di Claudio Lòpez e Mendieta, Angulo e Gerard. Non è il Real, non è il Barcellona ma se la gioca alla pari. Vince subito la Supercoppa di Spagna, in campionato arriva terzo e in Champions, dopo le brillanti fasi a gironi, fa fuori Lazio e lo stesso Barcellona, arrivando in finale col Real. I blancos si impongono 3 a 0 in una partita senza storia. L’anno dopo le cose non vanno benissimo in campionato, dove il Valencia chiude quinto, ma in Champions arriva la seconda finale consecutiva. Stavolta davanti c’è il Bayern Monaco. Gli uomini di Cùper vanno subito in vantaggio con Mendieta, su rigore, in avvio di ripresa i bavaresi trovano il pari con Effenberg, ancora su rigore. Ed è proprio ai rigori che si decide il match, con l’errore fatale di Pellegrino e la vittoria tedesca.
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