Crespo, una vittoria storica. Per lui e il Defensa y Justicia. Al di là dell’impresa sportiva, il titolo assume un valore fondamentale: abilita Crespo come allenatore. Riconosciuto e riconoscibile. E Valdanito, come riportato da Olè, lo sottolinea. Sognando in grande.
CONFRONTI – Inevitabile un confronto. Vincere in campo è ben diverso che riuscirci dalla panchina. “Quando ho vinto il mio primo trofeo, la Copa Libertadores, avevo 21 anni e già qualcosa alle spalle. Vincere mi ha permesso di raggiungere uno status: l’essere un giocatore di alto livello. Adesso è più o meno lo stesso. Vincere ti rende credibile e il risultato ha un valore indiscutibile. La proposta di calcio può piacere o no, ma portare a casa un trofeo ti colloca più al di là del bene o del male, perché hai vinto”.
AMBIZIONE – Il telefono, dopo la vittoria, è esploso. “Mi ha chiamato chiunque. Il Presidente, Cannavaro, Vieri. Mi gratifica che i messaggi siano carichi di complimenti ma soprattutto di apprezzamento per il lavoro svolto e per come gioca la squadra”. E questo è solo il primo passo. “Ho sempre sognato di essere un calciatore e per riuscirci ho lavorato a 360 gradi per arrivare dove ero arrivato. E da allenatore mi sono comportato allo stesso modo. Ho studiato tantissimo. Adesso non sogno solo di allenare la Nazionale, ma di vincere in Mondiale. E voglio che tutte le mie squadre siano ambiziose”.
STEREOTIPO – Crespo vuole anche combattere uno stereotipo legato al calcio. Si può avere successo anche senza vivere di eccessi o provenire da un background sociale particolarmente dimesso. “Normalmente lo stereotipo del giocatore è quello del ragazzo che viene dal basso e ha fame. Invece non è così. Un calciatore può e deve parlare correttamente, essere educato ed avere comunque ambizione. Si arriva ad alti livelli con sacrificio, disciplina, passione e lavoro ogni giorno. Ora tutti sanno che Crespo non è solo un ex giocatore, ma anche un allenatore vincente. Sentivo di esserlo, ma dovevo dimostrarlo. Adesso mi giocherò la Recopa e vorrei incontrare il Santos, perché ci ha battuti all’andata e al ritorno ma non meritavamo di perdere in entrambi i casi”.
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