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Crac Parma, arriva il rinvio a giudizio: ecco le accuse per gli indagati

Di Francesco Paolo Traisci. Sono arrivate le richieste di rinvio a giudizio per gli indagati per il crac del Parma. Tra le accuse i reati di concorso in bancarotta fraudolenta aggravata, accesso abusivo al credito, truffa e bancarotta documentale.

Francesco Paolo Traisci

La settimana scorsa abbiamo visto come la giustizia sportiva e quella statale (civile, penale o amministrativa che sia) abbiano rapporti assai intricati. Fra questi sicuramente quelli relativi alle regole che disciplinano le società sportive e la loro gestione. Le società professionistiche sono infatti società commerciali e sono soggette alla disciplina prevista per tali società all’interno del codice civile, di quello penale e delle leggi collegate.

Rinvio a giudizio per gli indagati del crac del Parma

Indubbiamente un ruolo importante è giocato dalle norme che regolano il fallimento delle società (e le altre procedure concorsuali) ed i reati che possono essere commessi dai vertici delle società in questa occasione.  Lo spunto ci viene dalle vicende del Parma Calcio ed in particolare da quelle relative al fallimento in cui è incorsa la vecchia gestione. Se, dal punto di vista sportivo, la società fallita è stata costretta ad iniziare dalle serie dilettantistiche e piano piano sta cercando di tornare nel calcio che conta, una nuova tappa è stata scritta in questi giorni per il diritto statale.

Come è noto, nel 2015, il Tribunale di Parma ha dichiarato il fallimento della Società proprietaria del Parma Calcio. Il curatore fallimentare, nel ricostruire la consistenza del patrimonio della società ha denunciato alla procura della Repubblica alcune irregolarità nella contabilità commesse dai vertici della società fallita, e quindi gli amministratori, e da coloro che avrebbero dovuto vigilare sul loro operato, ossia i sindaci. La denuncia ha fatto il suo corso e la conseguente indagine del P.M. si è chiusa in questi giorni con la notizia dell’avviso di fine indagine ossia l’atto della Procura che precede la richiesta di rinvio a giudizio, sarebbero stati contestati i reati di concorso in bancarotta fraudolenta aggravata, accesso abusivo al credito, truffa e bancarotta documentale. Sono accuse molto gravi e complesse, ma di che si tratta?

Le accuse della procura

Sostanzialmente, secondo l’accusa, gli amministratori (in concorso fra loro e con coloro che ne avrebbero dovuto verificare l’operato) avrebbero falsificato le scritture contabili fra il 2010 ed il 2014, riportando le cifre relative alle operazioni di compravendita dei calciatori (in entrata ed in uscita) in modo non corrispondente alle effettive somme versate o percepite e quindi facendo apparire una situazione patrimoniale diversa da quella reale. Il tutto, con l’obiettivo di sottrarre soldi dalle casse e soprattutto di consentire la continuità aziendale e quindi la possibilità di iscriversi al campionato, ma aggravando il dissesto della società sino a portandola poi all’inevitabile stato di insolvenza propedeutico al fallimento e perciò danneggiando i creditori.

Questo, l’alterazione delle scritture contabili e l’utilizzazione irregolare delle risorse sociali per fini propri, si chiama, per la legge fallimentare, bancarotta. La stessa legge fallimentare distingue poi vari tipi di bancarotta, quella semplice e quella fraudolenta, per un verso, e poi fra bancarotta documentale e bancarotta patrimoniale, per un altro. Quindi abbiamo bancarotta fraudolenta patrimoniale e bancarotta fraudolenta documentale, bancarotta documentale semplice e bancarotta semplice.

Bancarotta fraudolenta e documentale...

Fra i reati contestati, quello più grave è sicuramente la bancarotta fraudolenta (patrimoniale), che in base alla legge fallimentare (ed in particolare agli artt. 216 e ss.) si realizza quando gli amministratori distraggono, occultano, dissimulano, distruggono o dissipano in tutto o in parte i beni della società ovvero, allo scopo di recare pregiudizio ai creditori, espongono passività inesistenti. In base alla norma, per aversi bancarotta fraudolenta è necessario che gli amministratori abbiano agito con un intento fraudolento, ossia nella consapevolezza di commettere condotte che diminuiranno il patrimonio sociale e quindi influiranno negativamente (anche) sui diritti dei creditori. E ciò contrariamente a quella semplice in cui hanno agito senza dolo ma in modo avventato e imprudente.

Una seconda accusa, sempre secondo quanto si legge nei vari siti, è quella di bancarotta documentale (ma qui non sappiamo se si tratta di bancarotta documentale semplice o fraudolenta). Si tratta di una ipotesi diversa rispetto a quella della bancarotta patrimoniale, che interviene quando gli amministratori tengono le scritture contabili in maniera difforme da quelle previste dalla legge, distinguendosi anche in questo caso fra bancarotta documentale semplice e bancarotta documentale fraudolenta. Quest’ultima si ha quando c’è la consapevolezza che la tenuta irregolare delle scritture contabili comporterà l’impossibilità della ricostruzione del patrimonio sociale (ossia la corretta quantificazione della consistenza patrimoniale della società), mentre in quella documentale semplice, manca questa consapevolezza.

...ma anche ricorso abusivo al credito

Un’altra ipotesi di reato prevista dalla legge fallimentare è quella del ricorso abusivo al credito che incrimina l’imprenditore che ricorre o continua a ricorrere al credito, dissimulando il proprio dissesto, salvo che la condotta posta in essere non costituisca più grave reato (ad es. la truffa, ipotesi peraltro contestata nel caso di specie). I vertici del vecchio Parma avrebbero quindi fatto ricorso ed ottenuto abusivamente crediti dalle banche falsificando le scritture ovvero, nell’ipotesi più grave addirittura raggirando gli istituti creditori.

Le accuse sono gravi, per tutte è prevista la pena detentiva. Riuscirà la difesa a smontare le accuse?