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Colonnese: “Il calcio di oggi è impossibile… Icardi-Inter? Wanda ha capito come funziona in Italia, l’unica soluzione è…”

(Photo by Marco Luzzani - Inter/Inter via Getty Images)

Il suo legame con l'Inter non si è mai spezzato: una Coppa Uefa in bacheca e tre stagioni al fianco di Ronaldo il Fenomeno. Chi meglio di Francesco Colonnese può misurare la temperatura dell'ambiente nerazzurro? Oggi il calcio non è affatto...

Simone Lo Giudice

Non smetterà mai di ringraziare il suo papà calcistico. Fin da ragazzo Francesco Colonnese ci ha messo il cuore, ma che cosa sarebbe stato di lui se non avesse incontrato Gigi Simoni? Si sono stretti la mano a Cremona nel 1992, quattro anni più tardi a Napoli sono diventati inseparabili e nel 1997-98 hanno portato l'Inter sul tetto d'Europa.. con l'aiuto di Ronaldo il Fenomeno! Quella squadra ha sfiorato anche lo scudetto, finito tra le mani della Juventus, quello  passato alla storia per il contatto in area di rigore tra Ronaldo e Iuliano. Una ferita ancora aperta per il popolo nerazzurro. Nel 2000 "Ciccio" ha salutato Milano per andare alla Lazio, che il 5 maggio 2002 ha rifilato un'altra brutta botta all'Inter, e nel 2006 ha chiuso col calcio giocato a Siena allenato da "papà" Simoni. Nella sua seconda vita "Ciccio Colonna" non ha smesso di vivere il calcio, come dimostra il suo attivissimo account Instagram da oltre 37 mila follower, dove racconta partita dopo partita la "sua" Inter. La carriera da allenatore non sembra fare per lui, ma un futuro da dirigente lo stuzzica.

Colonnese, le manca il calcio giocato? Che cosa ne pensa di quello di oggi?

Mi manca tantissimo, ma sono fortunato perché ho una serenità familiare che mi dà la possibilità di affrontare al meglio questo vuoto. È tutto diverso rispetto ai miei tempi. Il calcio di oggi è impossibile: non si capisce nulla, è imprevedibile... E mancano spiegazioni dal punto di vista tecnico-tattico, si parla spesso di tutt'altro. I giovani mi fanno tenerezza a volte: sono sballottati e confusi, sembrano "calciatori social", non sono calciatori veri... Oggi l'immagine del giocatore conta più del suo reale valore. Si pensa tantissimo al look e ad essere abili dal punto di vista mediatico. Chi gioca a calcio dovrebbe restare concentrato sul campo e lavorare in maniera seria. 

Che cosa ne pensa dei social in generale?

Sono fondamentali perché aiutano la notorietà a crescere e fanno conoscere tanti aspetti del calcio che piacciono ai tifosi, ma secondo me bisognerebbe limitarne l'utilizzo. Oggi i giocatori sono vere e proprie star e bisogna essere cauti. Anche noi stavamo attenti, ma quando giocavo io non c'erano tutte queste foto e queste possibilità di essere visibili come oggi. Qualsiasi cosa che diciamo viene amplificata. Il calciatore moderno deve essere una belva mentalmente per riuscire a sopportare tutto questo senza lasciarsi coinvolgere in questioni extra-calcistiche.

 (Photo by Marco Luzzani - Inter/Inter via Getty Images)

Una figura fondamentale della sua carriera è stata Gigi Simoni: che cosa ricorda di lui?

Gli Inter Club ci invitano spesso insieme perché conoscono l'affetto e la stima che c'è tra me e il mister. Siamo ancora una cosa sola a distanza di anni: è come un legame tra padre e figlio. Gli devo tutto dal punto di vista calcistico ed è stato fondamentale anche nella mia crescita come uomo. Simoni è stato un secondo padre per me. Quando sono arrivato a Cremona mi ha detto: "Tu vieni da Potenza, che in pochi conoscono. Sei un ragazzo fortunato, l'orgoglio della tua città, quindi ricordati di essere una persona seria e di rispettare i tifosi e tutti quelli che vengono a vederti allo stadio". Mi sono portato dentro quelle parole. Ho cercato di fare il massimo: quando uscivo dal campo dovevo essere certo di aver dato tutto a prescindere dal fatto di aver giocato bene o male.

Simoni ha saputo gestire un campione come Ronaldo...

Il mister sapeva farsi rispettare anche dai campioni: era la classica brava persona, che quando si arrabbiava si faceva sentire... Con lui dovevi essere chiaro, serio e onesto. Anche i campioni si dovevano adeguare a questo. È stato l'allenatore che ha gestito Ronaldo meglio di chiunque altro perché si è accertato che rispettasse tutti e che si allenasse con professionalità. Simoni aveva detto anche a noi di rispettarlo. Se fossimo stati gelosi di lui forse si sarebbe spaccato lo spogliatoio. Noi invece eravamo felici che Ronnie potesse aiutarci a migliorare e a vincere.

 (Photo by Popperfoto/Getty Images)

Che idea si è fatto del rapporto tra Spalletti e Icardi?

C'è stata tanta confusione e la verità non si capisce più. Non si sa chi ha ragione... In questo momento stanno perdendo tutti e due. Anzi tutti e tre: anche l'Inter ci sta perdendo. Spalletti si è ritrovato a gestire una situazione complicata. Icardi soffre perché stare fuori non piace a nessuno e non gli fa bene in chiave mercato. Purtroppo non vedo vie d'uscita. La cosa più importante in questo momento sarebbe far ragionare Icardi: nessuno meglio di lui può trovare una soluzione. Ma il fatto che ogni giorno ne esca una nuova non aiuta l'ambiente a trovare serenità. 

È stato un errore togliere la fascia a Icardi?

È stato un gesto duro, ma io conosco gli spogliatoi e so come funziona. Presumo che tutta la squadra abbia pensato che Icardi non fosse più all'altezza di fare il capitano. Perdendo la fascia, il giocatore ha subito un danno di fronte a tutti. La soluzione è stata giusta perché la società l'ha presa dopo aver consultato la squadra, ma tutto questo andava fatto all'inizio del campionato. Non è un problema scoppiato oggi. Allora avresti potuto trovare soluzioni alternative. Adesso il mercato è chiuso, non puoi acquistare nuovi giocatori e diventa tutto più difficile.

 (Photo by Marco Luzzani - Inter/Inter via Getty Images)

Che ruolo ha Wanda Nara in tutto questo?

È la moglie di Icardi ed è bravissima a fare il suo lavoro. Wanda ha capito come funziona in Italia, che qui la visibilità ha un valore enorme. Lei è abilissima a valorizzarsi. In Argentina era una showgirl molto famosa e adesso lo è anche in Italia. È stata abile a sfruttare la sua astuzia e la sua intelligenza. Ai tifosi dell'Inter sta antipatica perché entra spesso in situazioni che destabilizzano l'ambiente, oggi però il calcio è aperto a tutti e Wanda è libera di dire quello che vuole. Sentirla criticare l'ambiente in cui lavora suo marito fa male, ma in televisione lo può fare... Il problema è alla base perché in una famiglia le cose si fanno in due: se Icardi accetta tutto questo allora presumo che sia d'accordo con lei. Non credo che Wanda Nara vada in televisione e Icardi non sappia nulla.

Spalletti l'ha delusa un po' quest'anno?

All'inizio della stagione l'Inter gli ha rinnovato il contratto. Adesso l'operato di Spalletti è in fase di valutazione. La situazione però è complicata: si è reso conto che qualcosa non sta andando per il verso giusto. Spalletti aveva detto che l'Inter avrebbe dovuto fare un campionato migliore rispetto a quello dello scorso anno e riteneva che la sua squadra fosse forte. Adesso l'Inter deve andare in Champions: è l'obiettivo più importante. Senza Icardi bisogna trovare soluzioni alternative: un grande allenatore deve dimostrare di saperle trovare di fronte alle difficoltà.

 (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Come vede la mossa di Ranocchia-attaccante nel finale?

Ranocchia è un ragazzo d'oro e si sta impegnando tanto. Chi lo conosce lo descrive come un giocatore generoso, che ha sofferto tanto e che sta dimostrando grande attaccamento verso l'Inter. Queste scelte però spettano a Spalletti: io ho studiato da allenatore, ma non lo faccio. Secondo il mio modesto parere però sono soluzioni che prendi nei momenti di disperazione. Anziché fare entrare Ranocchia, io preferirei che Skriniar andasse a fare il centravanti nel finale come è già successo in passato con alcuni difensori. Fare un cambio ad hoc mi sembra avventato.

Lei ha studiato da allenatore poi però ha deciso di cambiare strada: come mai?

Ho fatto per due anni il secondo, prima al Padova e poi al Livorno, ma sono state esperienze negative che mi hanno lasciato l'amaro in bocca. Ho capito che fare l'allenatore è una cosa molto complicata. Forse avrei dovuto iniziare prima, quando avevo appena smesso, non a 43 anni. A 35 hai ancora voglia di prendere schiaffi in faccia e di fare la gavetta. Quando cominci tardi magari ti scontri con realtà diverse da quelle che ti aspettavi e ti rendi conto che le tue ambizioni sono troppo alte. Sono state esperienze molto traumatiche, che mi hanno fatto passare la voglia di allenare. Magari potrei fare il dirigente occupandomi sempre della parte tecnica.

 (Photo by Gerd Scheewel/Bongarts/Getty Images)

Lei ha giocato con Diego Simeone avversario della Juve in Champions: che ricordo ha di lui?

Parlare del Cholo per me è come parlare di Simoni. Io e Simeone abbiamo giocato insieme all'Inter e alla Lazio ed è stato mio compagno di stanza nei ritiri. Lo considero il più forte allenatore in circolazione perché riesce a tirare fuori il meglio da qualsiasi giocatore: è in grado di trasformare un calciatore normale in un campione. Diego è bravissimo a motivare i giocatori, tatticamente poi gioca in maniera molto razionale. Simeone è rimasto il ragazzo semplice di vent'anni fa, quando stavamo svegli in camera fino alle undici di sera per parlare degli avversari che avremmo sfidato il giorno dopo. Per me è il numero uno al mondo.