Quando si gioca una finale bisogna restare concentrati. La squadra da affrontare può essere anche la più forte al mondo ma nel calcio, lo si sa bene, tutto può succedere. Vero, poi ci sono le eccezioni come la famosa frase di Gary Lineker: “Si gioca 11 contro 11 e alla fine vincono i tedeschi“. Eppure, se in finale una squadra ci è arrivata è per meriti propri e non può permettersi di spaventarsi dell’avversario. Esattamente quello che viene confermato in un’intervista al Daily Mail da Djibril Cissé. L’ex Liverpool racconta la finale del 2005 a Istanbul contro il Milan delle meraviglie.
ALL STARS – L’ex attaccante francese ricorda quella che è stata una delle notti più indimenticabili della propria vita professionale. La partita contro una squadra che sembrava assemblata come una squadra di All Stars di un videogioco. “Ad essere onesti, tra noi, ne ridevamo. Una cosa del tipo ‘c**zo! Hanno questo, questo, quest’altro…’“. E per “questo, questo e quest’altro” il transalpino intende: Dida; Cafu, Stam, Nesta, Maldini; Pirlo, Gattuso, Seedorf, Kakà; Shevchenko e Crespo. Eppure, Cissé sentiva che qualcosa di speciale stava per accadere. “Ne ridevamo, ma in fondo lo sapevamo: è calcio, 11 contro 11. Hanno due braccia e due gambe come noi: giochiamo e vediamo cosa succede. Eppure quando guardavi le due squadre vedevi che ce n’era una nettamente più forte dell’altra sulla carta“.

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