Lo Squalo è così. Attende l'odore del sangue. E quando capisce che deve attaccare, lo fa, senza considerare nient'altro. Vincenzo Nibali è così, non parte mai tanto per farlo, per mettere chilometri nel motore. Se corre, lo fa per vincere. E la Sanremo nel palmares gli mancava, anche perchè delle classiche è forse quella che meno si addice al suo modo di correre. Aveva solo un'occasione, attaccare sul Poggio e cercare di arrivare alla fine senza che il gruppone lo riprendesse. Piano magistrale e riuscito alla perfezione. Il calcolo sembra quasi matematico, perchè Evans, il primo degli inseguitori, gli arriva ad un'attaccatura. Ma basta e avanza e la Milano-Sanremo parla di nuovo italiano.
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Milano-Sanremo a Nibali: la pinna dello Squalo appare all’improvviso
Vincenzo Nibali aggiunge alla sua bacheca la Milano-Sanremo, la classica che meno gli si addice e in cui non partiva certo da favorito. Ma appena ha fiutato l'odore del sangue, lo Squalo ha colpito.
L'attacco dello Squalo sorprende tutti
I favoriti restano a guardarsi un attimo di troppo. Sagan non collabora, la squadra di Viviani parte con ritardo per lanciare la volata, Kwiatkowski è marcato stretto da tutti, affinchè non ripetesse l'exploit dello scorso anno. E alla fine, come spesso accade, sull'Aurelia va a vincere chi è partito senza riflettori addosso. Un finale col fiato sospeso, perchè con 200 metri in più Nibali sarebbe stato risucchiato dal gruppo e avrebbe perso l'occasione di aggiungere al Giro, al Tour e alla Vuelta anche la classica di Primavera. Ma il traguardo mica si può spostare e quindi la pinna dello Squalo taglia la linea immaginaria con quel minimo di vantaggio che serve e riporta sul podio un tricolore che mancava dal 2006, quando a vincere era stato Pozzato.
Altra classica monumento per Nibali
Il siciliano ci aveva provato anche nel 2012, ma era andata male. Un'annata ottima, ma fatta di piazzamenti. Terzo a Sanremo, secondo a Liegi, di nuovo terzo a Parigi. Ora la possibilità è ghiotta, perchè dopo il Giro di Lombardia dello scorso ottobre e questa Sanremo, vinta di forza e di astuzia, Nibali può puntare a un ottimo tris nelle classiche monumento. La domenica di Pasqua sarà al via del Giro delle Fiandre, ma non è il momento di pensarci. Meglio godersi questo trionfo poco atteso ma molto cercato. Una vittoria che non vale un Tour, ma quasi, almeno a giudicare dalle lacrime di gioia all'arrivo. Passano gli anni, perchè la carta di identità dello Squalo segna trentatré, ma anche le nuove generazioni devono fare i conti con la sua classe.
Macchine sul percorso e Cavendish...decolla
Per gli altri è stata una Milano-Sanremo un po' frustrante, sia per le condizioni meteo, con acqua a scrosci per molti momenti della gara, che per qualche pericolo di troppo. A Savona, per esempio, una macchina è comparsa sul tracciato proprio in concomitanza dell'arrivo del gruppo, forse per un errore di distrazione del conducente. Che però ha avuto la freddezza di accostare e lasciar passare i corridori senza problemi per nessuno. Chi è stato più sfortunato è Cavendish, che continua il suo rapporto un po' troppo stretto con l'asfalto di questo inizio 2018, decollando a 10 km dall'arrivo dopo aver centrato uno spartitraffico e rischiando di farsi davvero male. Cavendish che, tra l'altro, era l'ultimo favoritissimo ad essere riuscito a portarsi a casa la Sanremo, nel 2009. Un altro piccolo grande segnale che per Sagan e soci ci sarebbe stato poco spazio. E appena si è sentito l'odore del sangue, lo Squalo si è avventato sulla preda.
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