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Chicharito Hernandez e la depressione: “Recitavo una parte. Sono sensibile, ma lo nascondevo, dovevo farlo”

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La depressione, un nemico subdolo, che colpisce quando meno te lo aspetti. E succede anche ai protagonisti del calcio, come dimostra il racconto di Chicharito Hernandez.

Redazione Il Posticipo

La depressione, un nemico subdolo, che colpisce quando meno te lo aspetti. E succede anche ai protagonisti del calcio, perchè in fondo sono umani come tutti. La storia recente è piena di testimonianze di calciatori che hanno vinto tutto o quasi, ma che si sono trovati in difficoltà a fare i conti con sè stessi. Basterebbe pensare a Don Andres Iniesta, crollato dopo un mondiale vinto. O Gigi Buffon, che ha avuto bisogno di tempo per ritrovare se stesso dopo un periodo complicato. Ad aggiungersi alla lista c'è anche Chicharito Hernandez. Il messicano, che ha lasciato il calcio europeo per tentare l'avventura in MLS, è tornato sui mesi che hanno seguito la morte del suo amato nonno.

NONNO - E ha spiegato a TheRinger che la questione lo ha colpito a tutti i livelli, causando problemi a lui e a chi aveva accanto. "Non ero il miglior partner come dovevo essere, non ero il miglior padre, come avrei voluto. E non ero neanche un buon amico. Non ero il buon essere umano che volevo essere". Una situazione che ha portato alle voci di un possibile divorzio da sua moglie, che però il messicano nè conferma nè smentisce. Ci pensa comunque sua sorella a spiegare quanto l'addio a quello che considerava un secondo padre abbia influito sulla vita di Hernandez. "La morte del nonno l'ha distrutto. Non so come sia riuscito ad andare avanti durante quella stagione, è come se il suo mondo fosse crollato in un minuto".

UNA PARTE - Una situazione complicata, anche perchè il Chicharito ha dovuto fare i conti con una debolezza che ha sempre cercato di non mostrare. “Ho dovuto imparare ad accettare me stesso, la gente ha sempre pensato che non fossi quello che sono, ma qualcun altro. E io recitavo una parte, perchè è quello che si chiede alle persone famose. Sono sempre stato una persona molto sensibile anche se spesso ho cercato di nasconderlo. Anzi, ho capito che dovevo farlo. Non sono altissimo, non sono grosso, non sono un esempio di mascolinità. E quando vediamo una persona piangere, pensiamo che sia debole, quando in realtà siamo tutti semplicemente umani". E questa ne è solo l'ennesima dimostrazione.