Non bastava l’eliminazione dal Mondiale, che segue a distanza di due anni precisi quella (forse ancora peggiore) da Euro 2016. A deprimere ancora di più il calcio olandese ci pensano le coppe europee, dove le squadre dell’Eredivisie, per usare un eufemismo, non è che si siano comportate granchè bene. Basti pensare che tra Champions ed Europa League la migliore è stata il Vitesse, con cinque punti nella seconda competizione continentale. Il Feyenoord si è fermato a tre nell’Europa dei grandi, grazie alla vittoria all’ultimo minuto contro il Napoli di Sarri. E le altre? Dove sono? Beh, Ajax, PSV e Utrecht non si sono neanche qualificate ai gironi.
Nessuna squadra direttamente ai gironi di Champions
Prima conseguenza, da un punto di vista morale, il calcio olandese, di club e nazionale, non è probabilmente mai caduto così in basso dai tempi degli esordi di Cruijff e compagnia bella. Seconda, e molto più grave da un punto di vista pratico, il ranking della Eredivisie è ovviamente crollato e di conseguenza dalla prossima stagione il campionato olandese non avrà più una squadra con accesso diretto ai gironi di Champions League. Esatto, i campioni dei Paesi Bassi dovranno comunque passare dalla trappola dei playoff, come è accaduto quest’anno ai vincitori in Grecia, Repubblica Ceca e Romania. Considerando la debacle nei turni preliminari, non la miglior notizia possibile per la Federazione. Che tenta di correre ai ripari da qualche anno, fallendo miseramente.
I calciatori olandesi non giocano più in Olanda
E se per quel che riguarda la Nazionale il discorso è più ampio e riguarda la scelta del CT e la gestione del materiale umano a disposizione, il crollo verticale delle prestazioni dei club va valutato alla luce di parametri diversi. Sebbene quando indossano la maglia degli Oranje le prestazioni siano da dimenticare, i calciatori olandesi non hanno certo dimenticato come si gioca a calcio. Basterebbe dare uno sguardo verso Roma, dove Strootman e de Vrij sono tra i migliori nel loro ruolo in serie A. E poi c’è Promes, stella dello Spartak, o Dost, bomber implacabile dello Sporting Lisbona. Ecco, forse il problema è individuato. I calciatori olandesi non giocano in Olanda. E c’è una ragione ben precisa. Che si chiama Jean-Marc Bosman e dà il suo nome alla norma che regola la libera circolazione dei calciatori comunitari e la possibilità di trasferimenti senza indennizzo alla fine dei contratti.
Il calcio olandese ha perso fascino e i giovani campioni se ne vanno
Non è un caso che l’ultima squadra olandese a vincere la Champions League sia stata l’Ajax nel 1995, lo stesso anno della storica sentenza. Poi il Feyenoord si è aggiudicato la coppa UEFA nel 2002, ma già in quel momento i club oranje avevano iniziato un declino che sembra ormai inesorabile. Cosa c’entra Bosman? Semplice. Nel momento in cui i club captano l’interesse dei grandi club per i propri gioielli, arrivano alla necessità di doverli vendere, ben sapendo che difficilmente questi rinnoveranno i propri contratti, rischiando così di perderli a zero. Ecco perchè il PSV che (esempio) vince il campionato, spesso e volentieri non è quello che si presenta l’anno dopo in Champions League. E siccome non sempre le rivoluzioni riescono col buco, il ricambio generazionale non è garanzia di successo.
Si innesca così un circolo vizioso. Le squadre dei Paesi Bassi falliscono nelle coppe, l’Eredivisie perde di fascino e importanza, i calciatori vogliono giocare in campionati importanti e…si ricomincia da capo. Non la miglior prospettiva per il movimento del calcio olandese . Ed il futuro, che una volta era roseo (anzi, arancione) ora sembra molto più nero…
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