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Brasile, Somália confessa: ha inventato un rapimento…per non presentarsi agli allenamenti!

Nel 2011 il calciatore brasiliano Somália aveva denunciato di essere stato vittima di un rapimento a scopo di rapina. Ma sette anni dopo ha confessato: tutto inventato, voleva nascondere una "notte brava" e non beccarsi una multa!

Redazione Il Posticipo

Una storia che ha dell’incredibile: un finto rapimento. Protagonista dell’assurda vicenda, Paulo Silva, meglio noto come Somália, è arrivato a simulare un pestaggio con tanto di rapimento pur di nascondere una “notte brava”.

RAPITO? - Oggi il calciatore è disoccupato e ha 34 anni. Ha speso una carriera piuttosto modesta giocando in squadre di medio e basso livello, con l’apogeo arrivato ai tempi del Botafogo. Il “crimine” risale proprio al periodo in cui il calciatore giocava nella squadra carioca, specificatamente al 2011. Secondo quanto riporta A Bola, in un occasione questo personaggio piuttosto particolare non si presenta ad un allenamento, dichiarando successivamente di essere stato aggredito, rapinato e rapito. Ma la realtà è ben diversa e presto è venuta presto a galla...

FESTA –La polizia era infatti in possesso di un nastro delle videocamere di sicurezza, reperito anche piuttosto facilmente, in cui il calciatore rientra alle cinque del mattino e nasconde i gioielli, che secondo la sua versione gli avrebbero rubato, nel proprio garage. Eppure, non è mai intervenuta per “smascherare” pubblicamente il bugiardo. Le forze dell'ordine, in accordo con il club, non hanno mai reso note le immagini, ma il senso di colpa evidentemente è divenuto insopportabile. E il calciatore, dopo sette anni, ha deciso di confessare: non è mai stato rapito, ha simulato tutto, perché la sera precedente all’appuntamento con la squadra era stata trascorsa a una festa piuttosto che a riposare.

PERCHÈ? - Perchè la finta aggressione? Semplice, la pesantissima multa prevista per l'arrivo in ritardo agli allenamenti, una decurtazione del 40% sullo stipendio mensile, come riporta Globoesporte. Alla fine, comunque, la sceneggiata non gli è servita a nulla, perchè il club, una volta parlato con la polizia, lo ha multato e ha cominciato a cederlo in prestito fino alla fine del suo contratto, arrivata nel 2013. E, come segnala UOL Esporte, ha anche dovuto patteggiare una possibile condanna per dichiarazioni false.