Un omaggio legato a un allenatore capace di vincere tre Scudetti, uno con l'Inter e due con il Bologna. Una storia che finisce nel posto peggiore: in un campo di sterminio nazista.
Redazione Il Posticipo
Nel calderone delle notizie scaturite da quanto sta accadendo a Madrid e a Roma, Bologna - Spezia celebra la giornata della memoria. Arpad Weisz ha un settore del Dall'Ara intitolato proprio a lui, ungherese, ma di origine ebrea. Un omaggio legato a un allenatore capace di vincere tre Scudetti, uno con l'Inter e due con il Bologna. Una storia che finisce nel posto peggiore: in un campo di sterminio nazista.
ALFIERE
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Arpad Weisz nasce a Solt, che oggi è Ungheria, ma all'epoca era Impero-Austrungarico. Eppure quando mette piede in Italia, nel primo dopoguerra, non è più un imperial-regio cittadino, ma farà comunque la storia. Weisz in Italia gioca con maglie di Alessandria e Inter, ma non dà il suo meglio sul campo. Piuttosto, si afferma come genio della panchina. Il suo calcio leggiadro, quasi come un valzer sulle rive del bel Danubio, incanta prima i tifosi nerazzurri, a cui regala lo Scudetto 1929/30, il primo assegnato con la formula del girone unico. Poi il suo girovagare lo porta a Bari, a Novara ed infine a Bologna. Lì, sotto l'amorevole guida di Renato Dall'Ara, Weisz plasma i rossoblù a sua immagine e somiglianza, proseguendo il lavoro di Hermann Felsner, che un tempo era stato suo connazionale.
Quel Bologna fa tremare il mondo e riempie la bacheca: quattro scudetti e la prestigiosa coppa dell'Esposizione Universale, primo trofeo internazionale che vede la partecipazione dei "maestri" inglesi, vinta nel 1937 proprio contro il Chelsea. Ma di quei quattro scudetti, solo due restano nel palmares di Weisz, che nel 1938 è costretto a lasciare il lavoro e a fuggire dall'Italia. Le leggi razziali rendono lui, in quanto ebreo, indesiderato. Si rifugia in Francia, poi in Olanda. Ed è lì che la follia nazista lo raggiunge. Viene arrestato e deportato con la sua famiglia ad Auschwitz. Moglie e figli sono subito uccisi, mentre Weisz resiste fino al 1944, quando termina i suoi giorni in una camera a gas. Nonostante questa tragedia, la sua memoria viene riscoperta nel terzo millennio. Il suo Bologna, che gli dedica la curva dello stadio Dall'Ara a cui fa ombra il Santuario della Madonna di San Luca.