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L’ultimo Arsenal di Emery: “Quando perdevamo pensavano tutti solo al mio inglese…”

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A volte ritornano. Dopo essersi tolti qualche sassolino dalle scarpe.

Redazione Il Posticipo

Unai Emery torna in Premier League, dopo 18 mesi burrascosi spesi con l'Arsenal. Il tecnico ha raccontato il suo  rapporto con il North London alla BBC qualche anno fa, in coincidenza con l'arrivo di Arteta. E dalle sue parole si è evinto che l'addio non è stato poi così frustrante. Piuttosto, liberatorio.

INIZI

Dal punto di vista dei risultati, Emery ha rivendicato una buona prima annata, anche se ha poi ammesso che la seconda parte del  2019 è stata pessima. "La nostra prima stagione non è stata male, avrei voluto vincere l'Europa League, ma siamo stati in corsa per la Champions fino all'ultima giornata. Era la mia prima stagione in Inghilterra, ho iniziato bene e si parlava di rinnovo, poi all'improvviso abbiamo cominciato a inanellare brutti risultati e la frustrazione è cresciuta. Si è rotto tutto, non eravamo più capaci di vincere una partita".

SOFFERENZA

Dall'esterno Emery sembrava avere parecchie difficoltà a gestire la situazione e lui stesso conferma una vera e propria sofferenza negli ultimi mesi all'Arsenal. "Chi mi sta vicino mi vedeva e mi diceva che si notava che stavo soffrendo. Ed era vero, se ne sarebbe accorto chiunque. Quando una squadra non vince, l'allenatore soffre. Credo sia normale. E quando si perdono diverse partite di fila, il disagio cresce ancora di più. In situazioni del genere è l'allenatore quello che corre più rischi. E quando il direttore sportivo Sanllehi mi ha comunicato l'esonero, era triste anche lui".

INGLESE

Resta da chiarire il rapporto con l'inglese. Fonte di chiacchiere, di prese in giro. Emery ha sottolineato come il suo slang  un po' maccheronico non sia stato un problema.  "Il mio inglese era un problema per la gente solo a causa dei risultati. Nella prima stagione, quando le cose andavano bene, non importava a nessuno che facessi qualche errore mentre parlavo. Mentre quando le cose andavano male, pensavano tutti solo al mio inglese. Io cerco sempre di parlare la lingua della squadra che alleno. La comunicazione è fondamentale e il mio lavoro prevede che io debba comunicare con tutti". E chissà in che lingua affronterà la prossima avventura con l'Aston Villa.