Bello e lecito sognare. I sogni, però, devono essere supportati dall’azione e dall’impegno affinché possano realizzarsi. Per diventare calciatori professionisti o ottimi studenti servono determinazione e impegno. Per riuscire a fare entrambe le cose benissimo… beh, chiedere ad Alessandro Arlotti gioca a calcio e studia ad Harvard.

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Arlotti, dal Pescara…ad Harvard: “Molti non hanno capito, ma…”
Diventare calciatori è difficile, entrare ad Harvard anche di più: per riuscire a fare entrambe le cose benissimo… beh, chiedere ad Alessandro Arlotti che ora gioca a calcio e studia ad Harvard.
U17 - La storia di questo ragazzo nizzardo di origini italiane merita di essere raccontata. A 7 anni è entrato nell’accademia del Monaco. Dopo anni in Costa Azzurra, però, non vedendo la luce verso la prima squadra se ne va al Pescara. Anche in riva all'Adriatico però non troverà troppo spazio nonostante sia stato convocato in nazionale under-17. Un regalo a suo padre. “Giocare per la propria nazionale è una delle migliori sensazioni al mondo. Ricorderò sempre il mio esordio: cantavo l’inno mentre mio padre era in tribuna. L’ho visto piangere d’orgoglio con la mano sul cuore”.
STUDIO - In Abruzzo non trova spazio: è troppo giovane e durante il suo soggiorno cambiano tre allenatori. Il ragazzo però ha anche altre doti. Eccelle negli studi. E così… fa richiesta per Harvard. Un’impresa quasi impossibile considerando che la forbice di selezione della prestigiosissima università inglese è del 3,5%. “Penso che sia la decisione migliore che potessi prendere”, rivela a Sportbible in un’intervista. “Non è stato facile allenarsi e studiare ma, ancora una volta, devo ringraziare il Monaco, è uno dei club meglio organizzati al mondo. Ha una scuola all’interno dell’academy che aiuta i giocatori a progredire anche a livello accademico”.
LAUREA- Morale della favola: tra poche settimane il ragazzo comincerà il suo percorso di quattro anni in cui si laureerà in Economia e continuerà a giocare per la squadra del college. “Ho ricevuto tanti messaggi di persone che non riuscivano a comprendere la mia decisione. Dicevano ‘ce l’hai quasi fatta’… È stata dura ma credo che molte di quelle persone non capiscono quanto fosse importante questa opportunità per me”. In questi ultimi mesi è già il secondo ragazzo che decide di mettere al primo posto gli studi e lasciare il calcio professionistico. Del resto vi sono tanti modi per far carriera. Se non calcistica, sarà accademica. E può darsi che abbia anche maggior successo.
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