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Alisson, numero uno in campo e fuori: “La tragedia dei ragazzi del Flamengo mi ha colpito. A Roma non ci sono le favelas ma…”

Alisson racconta il suo 2019, ma le sue parole non sono esattamente quelle che ci si aspetta. Il portiere brasiliano ha vinto tutto quest'anno, ma in un'intervista al Daily Mail si sofferma su altro. Su un evento che ha cambiato la sua percezione...

Redazione Il Posticipo

Alisson racconta il suo 2019, ma le sue parole non sono esattamente quelle che ci si aspetta. Il portiere brasiliano del Liverpool chiude in bellezza l'anno che lo ha consacrato a livello mondiale, se non altro a livello di titoli, personali e di squadra. Premio Yashin, Copa America, Champions League, Supercoppa europea e Mondiale per Club, un tris importante. Ora manca solo la Premier, ma il vantaggio accumulato dalla squadra di Klopp nei confronti di chi insegue potrebbe rassicurare. Eppure l'ex romanista, in una intervista al Daily Mail, si sofferma su altro. Il campo è importante, ma ci sono altre cose nella vita. Cose che aiutano a mettere in prospettiva la propria esistenza.

"TRAGEDIA - Come l'incendio del centro sportivo del Flamengo in cui hanno perso la vita molti giovani calciatori brasiliani. Una storia che, forse più delle vittorie, ha segnato il 2019 di Alisson. "Mi ha colpito molto intanto perchè ovviamente è stata una tragedia. Ma mi ha fatto effetto anche di più, perchè ho vissuto la loro stessa esperienza. Vivevo lontano da casa mia, badando a me stesso. Il club mi aiutava e mi metteva in condizione di diventare un gran calciatore". Il club in questione non è il Flamengo, ma l'Internacional, ma il senso è quello. "Mi hanno insegnato a diventare anche una buona persona, a guardare la vita a tutto tondo, non solo al campo. Quei ragazzi avevano tutta la vita davanti a loro. E avevano i miei stessi sogni".

"POVERTÁ - Una storia che permette ad Alisson di dare uno sguardo in generale al suo Brasile. E a Porto Alegre, la città dove è diventato un calciatore. "Abbiamo una vista splendida del lago Guaiba, ma anche tanti problemi, così come tutto il paese. E non ce li ha solo il Brasile. A Roma non ci saranno le favelas, eppure c'è comunque povertà. In Brasile lavoro per aiutare i bambini e ho intenzione di fare di più quando finirò la carriera. Ma credo che tutti dovremmo fare di più per dare una mano. Dovremmo pensare di più agli altri". E se queste considerazioni arrivano da chi potrebbe tranquillamente non pensarci, meglio rifletterci su...